Boom di investimenti «etici» Un quinto di quelli mondiali

La cifra è da far tremare i polsi: 13,6 trilioni, vale a dire 13.600 miliardi, in questo caso di dollari. Che in euro fanno circa 10mila miliardi. Questo è l’ammontare degli investimenti che nel mondo utilizzano criteri di selezione ispirati alla responsabilità sociale d’impresa e alla sostenibilità. Ai più è nota come finanza etica, ma i termini tecnici per indicarla sono Sri (socialmente responsabile) e sempre più Esg, acronimo che indica le tre dimensioni, oltre a quella economica, che in questo tipo d’investimento vengono considerate: quella ambientale, sociale e la governance.

In questi anni segnati dalla più grave crisi dal Dopoguerra, in cui la grande finanza internazionale si è fatta conoscere – ma tutt’altro che apprezzare – soprattutto per i fattori di rischio che ha iniettato nel sistema, l’altra finanza, quella responsabile, ha continuato a crescere ed è ormai divenuta un fenomeno di portata mondiale. Uscendo definitivamente dalla nicchia in cui in troppi la vedevano costretta, in ossequio all’ormai vetusto luogo comune secondo cui etica e finanza non possono andare insieme.

Invece ci vanno, eccome. A ribadirlo, fornendo le cifre ricordate, è stato in questi giorni il primo rapporto globale mai realizzato sugli investimenti Sri. Lo si deve alla Gsia (Global sustainable investment alliance), l’alleanza globale che hanno stretto le principali organizzazioni, o Sif (Sustainable investment forum), che si occupano di promuovere l’investimento responsabile e sostenibile in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, Asia e Africa.

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