Cause del Luteranesimo
I motivi che spinsero Lutero a fare quello che fece possono essere ridotti a tre: culturale, filosofico e psicologico.
Il motivo culturale ci fa capire che Lutero era figlio dei suoi tempi; e i suoi tempi erano quelli di un successo dell’umanesimo e del filologismo come “segni” di un evidente antiautoritarismo.
Per umanesimo s’intende un vasto movimento culturale e spirituale sorto nei primi decenni del 1400 in Italia, incentrato sullo studio e sulla valorizzazione dell’uomo. Per filologismo s’intende, invece, lo studio critico dei testi comprendente la ricerca delle fonti e la loro analisi.
Ebbene, l’abolizione luterana del Primato di Pietro, del sacerdozio ministeriale e del Magistero sono segni chiari di questo rifiuto del concetto di autorità.
Nominalismo e fideismo
Passiamo al motivo filosofico. I tempi di Lutero erano tempi di trionfo del cosiddetto nominalismo (negazione del valore degli universali) che fu un’estremizzazione della ragione per cui i fatti e le idee erano messi sullo stesso piano.
Questo nominalismo avrebbe determinato nel Protestantesimo tanto una causa scatenante quanto una causa reagente. La causa scatenante: il razionalismo che venne fuori dal nominalismo facilitò l’insorgere del soggettivismo (senza gli universali non è possibile la metafisica e, senza la metafisica, è possibile solo il soggettivismo). La causa reagente: la reazione allo scetticismo del razionalismo nominalistico condusse facilmente alla fiducia nella sola fede, cioè al fideismo; e infatti il Protestantesimo è convintamente fideista.
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