IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO: NON E’ SOLO UN PROBLEMA FORMALE

E’ in corso di elaborazione e discussione il nuovo codice deontologico dei medici italiani.  Secondo alcune anticipazioni riportate da un articolo comparso sul Foglio del 05/09 a firma Francesco Agnoli e sul sito Nuova Bussola il nuovo codice conterrebbe novità inquietanti circa la libertà di coscienza del medico.  Nel codice attualmente in vigore il medico può rifiutarsi di fornire una prestazione se la ritiene in contrasto con le proprie convinzioni morali o scientifiche. Nel nuovo codice la formulazione sarebbe cambiata, nel senso che il medico può opporre un rifiuto nel caso che la prestazione sia in contrasto con aspetti morali e scientifici.  Il cambiamento della congiunzione sembrerebbe decisivo: il medico non potrebbe più rifiutarsi di erogare una prestazione solo sulla base del proprio convincimento morale.

Inoltre, nel codice vigente, il rifiuto di una prestazione in conflitto con il convincimento morale del medico è sempre ammissibile tranne che nei casi di “grave e immediato nocumento per la persona assistita”; nella bozza circolante le connotazioni di urgenza e gravità non vengono menzionate; dato che la salute viene intesa dai documenti OMS come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” è facile immaginare che l’eliminazione della clausola di urgenza e gravità possa produrre effetti molto importanti sulla libertà del medico di rifiutare una prestazione.

Ultimo punto discutibile sarebbe l’introduzione nel codice dell’obbligo di indirizzo oltre che di informazione e chiarimento: anche qui in caso di una pratica che il medico ritiene contro le proprie convinzioni morali, pur non praticandola di persona, avrebbe l’obbligo di indirizzare il paziente (la persona assistita o il malato o comunque lo si voglia chiamare…) verso un collega o una struttura che eroghino quella prestazione.

Ci sembra dunque che molta della discussione pubblica dei giorni scorsi si sia focalizzata su un aspetto quasi irrilevante della nuova formulazione codicistica (“scompare il termine paziente, come chiamare i pazienti? malati oppure persone assistite e via di questo passo): in realtà per noi medici sarebbe più importante capire in che modo il nuovo “Codice Deontologico” rispetti la nostra libertà professionale, cioè la nostra persona “al lavoro”.

A cura di F. Villa

                                                                                                                                                     La Redazione

Fonte: Medicina e Persona.

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