La chiamano educazione civica, ma è l’educazione secondo il partito (cinese) | Tempi.it

settembre 16, 2012      Stefano Vecchia

Nazionalismo, lettura parziale della storia come il massacro di piazza Tiananmen e il maoismo culturale. Ecco le nuove materie con cui Pechino tenta di indottrinare i bambini di Hong Kong e conquistare le scuole cattoliche

Dal nostro corrispondente da Hong Kong – Cresce l’opposizione di Hong Kong alle pressioni cinesi per alterare un altro – forse l’ultimo – dei capisaldi della sua autonomia e della sua democrazia, quello dell’educazione. Le manifestazioni che il primo fine settimana di settembre hanno portato in piazza almeno 8.000 cittadini e in ospedale un’insegnante prostrata da 40 ore di sciopero della fame, sono state un messaggio eloquente per l’amministrazione locale sempre più legata a Pechino, dopo l’elezione a marzo del nuovo capo del governo, Leung Chun-ying, scelto dalla maggioranza di parlamentari non eletta direttamente dai cittadini.

Al centro della protesta, Il modello cinese, un opuscolo che è stato diffuso tra i reponsabili scolastici per illustrare la modifica delle materie di studio in vigore del primo settembre, seppure in modo facoltativo, ma che diventerà gradualmente obbligatoria entro il 2015. Corsi di “educazione civica” e di “migliore conoscenza della madre patria cinese” che per i critici rappresentano il tentativo di condizionare i giovani da parte del governo comunista cinese.

Patriottismo, nazionalismo, comunque una lettura parziale di eventi della storia moderna del paese – inclusi la Rivoluzione culturale e la repressione di Piazza Tiananmen – vengono rifiutati da molti nell’ex colonia britannica, che solo il primo luglio scorso ha ricordato i 15 anni del ritorno alla madrepatria cinese ma guarda con timore ai prossimi 35 anni. Anni che secondo gli accordi tra l’antico potere coloniale e Pechino non avrebbero dovuto portare sostanziali cambiamenti nella vita del sovraffollato territorio affacciato sul Mare cinese meridionale. Invece… «Hong Kong è per Pechino una Regione speciale in termini economici, ma finge di ignorare che lo è anche sul piano politico e civile. Finisce così che le richieste democratiche sono ignorate da Pechino e le libertà residue vengono costantemente erose, a partire da quella di manifestazione, stampa ed espressione», conferma Cheuk Yan Lee, politico

Cliccare sul link per continuare a leggere: La chiamano educazione civica, ma è l’educazione secondo il partito (cinese) | Tempi.it.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Asia. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.