Libertà religiosa e unioni civili: la Chiesa risponde

di Massimo Introvigne    18-01-2013

Il 16 gennaio la Segreteria di Stato vaticana ha diffuso un comunicato che contiene un’intervista alla Radio Vaticana di mons. Dominique Mamberti, segretario per le relazioni della Santa Sede con gli Stati, e una «Nota sulla libertà e l’autonomia istituzionale della Chiesa Cattolica» preparata dalla Rappresentanza permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. A quest’ultima Rappresentanza fanno capo anche i rapporti con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che non è un organo dell’Unione Europea, con cui non ha nulla a che fare, ma del Consiglio d’Europa, una realtà più ampia di cui fanno parte anche i Paesi non comunitari che sono geograficamente almeno parzialmente europei, compresi la Russia e la Turchia.

Il comunicato della Segreteria di Stato prende lo spunto dalla sentenza «Eweida e altri» della Corte Europea, del 15 gennaio, di cui anche la nostra testata si è occupata, ed estende la sua trattazione a due casi su cui la Grande Camera della Corte dovrà a breve pronunciarsi in sede di appello.
Nel primo caso – che avevamo a suo tempo commentato per La Bussola, segnalandone la pericolosità – la Corte aveva dato ragione in prima istanza a un gruppo di sacerdoti ortodossi progressisti romeni che avevano formato un «sindacato di preti» ostili alla gerarchia, contro il governo della Romania che aveva rifiutato di riconoscere questo sindacato.

Nel secondo caso, invece, «Fernandez-Martinez contro Spagna» la Corte di Strasburgo aveva dato ragione alle autorità spagnole, che a loro volta – in un caso relativo a insegnanti di religione nelle scuole statali la cui nomina (come in Italia) spetta ai vescovi – avevano giudicato legittimo che un vescovo ritirasse l’incarico d’insegnamento a un professore, un ex-sacerdote sposato, che pubblicamente professava dottrine contrarie al Magistero in tema di celibato, aborto, anticoncezionali e omosessualità.

Il comunicato della Segreteria di Stato fa chiarezza su tre punti delicati. Anzitutto, a proposito della recentissima sentenza Eweida, concentra le sue critiche – come anche noi avevamo fatto sulla Nuova Bussola Quotidiana – su uno dei quattro casi decisi dalla Corte, relativo a una funzionaria municipale londinese di cui i giudici europei avevano dichiarato legittimo il licenziamento dopo che si era rifiutata di partecipare alle cerimonie che uniscono due omosessuali in quella che la legge britannica chiama «civil partnership». Il comunicato ricorda che in casi in cui le norme corrispondano a un «relativismo morale» inaccettabile e anzi siano strumenti per imporre la «dittatura del relativismo», un cristiano non può accettarle e ha il diritto e il dovere dell’obiezione di coscienza.

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