L’omosessualità è peccato? Risponde il neocardinale di cui Bergoglio si dice “alunno” – Settimo Cielo – Blog – L’Espresso

aguilar

“Da quando papa Francesco lo chiamò per farsi consigliare su come riformare la Chiesa di Spagna, la sorpresa era nell’aria. Ed è arrivata”.

Così giorni fa il quotidiano progressista spagnolo “El País” ha dato esultante la notizia della nomina a cardinale dell’arcivescovo emerito di Pamplona, Fernando Sebastián Aguilar, 84 anni, della Missione dei Figli del Cuore Immacolato di Maria.

Sebastián Aguilar – aggiungeva “El País” – “fu il teologo preferito del mitico cardinale Tarancón”, cioè dell’icona del cattolicesimo conciliare in Spagna. Tant’è vero che “l’energica restaurazione imposta da Giovanni Paolo II lo relegò a posti di secondo piano, che egli comunque coprì brillantemente, scrivendo alcuni dei migliori documenti episcopali di quegli anni”.

Ma come mai papa Jorge Mario Bergoglio ha voluto far cardinale proprio lui, unico tra gli spagnoli?

Semplicemente per averne divorato e ammirato i libri, all’insaputa del loro autore. Nel 2006, quando l’allora arcivescovo di Buenos Aires si recò in Spagna a predicare un corso di esercizi a dei vescovi e per la prima volta incontrò di persona Sebastián Aguilar, gli rivelò di considerarsi “suo alunno” a distanza.

E quando, da papa, gli diede udienza, ancora gli disse che non avrebbe mancato di leggere il suo ultimo libro “La fe que nos salva”, nonostante il poco tempo a disposizione.

Adesso però che Sebastián Aguilar si appresta a ricevere la porpora dal suo “alunno” papa, le sorprese non sono finite.

In un’intervista al quotidiano “Sur” di Málaga, la città dove risiede, il neocardinale ha detto cose parecchio controcorrente.

Richiesto di commentare il famoso “Chi sono io per giudicare?” di papa Francesco, Sebastián Aguilar ha detto:

“Il papa accentua i gesti di rispetto e di stima a tutte le persone, ma non tradisce né modifica il magistero tradizionale della Chiesa. Una cosa è manifestare accoglienza e affetto a una persona omosessuale, un’altra è giustificare moralmente l’esercizio dell’omosessualità. A una persona posso dire che ha una deficienza, ma ciò non giustifica che io rinunci a stimarla e aiutarla. Credo che è questa la posizione del papa”.

E all’intervistatore che gli ha chiesto se per “deficienza” intendeva l’omosessualità dal punto di vista morale, ha risposto:

“Sì. Molti si lamentano e non lo tollerano, ma con tutto il rispetto dico che l’omosessualità è una maniera deficiente di manifestare la sessualità, perché questa ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione. Una omosessualità che non può raggiungere questo fine sbaglia. Questo non è per niente un oltraggio. Nel nostro corpo abbiamo molte deficienze. Io ho l’ipertensione. Mi devo arrabbiare perché me lo dicono? È una deficienza che cerco di correggere come posso. Il segnalare a un omosessuale una deficienza non è un’offesa, è un aiuto perché molti casi di omosessualità si possono ricuperare e normalizzare con un trattamento adeguato. Non è offesa, è stima. Quando una persona ha un difetto, il vero amico è colui che glielo dice”.

Eccolo qui il nuovo corso “rivoluzionario” di papa Francesco. È fatto anche della nomina a cardinale di questo suo riconosciuto “maestro”.

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