Nati 4 gemelli. «Volevano abortissi» | Tempi.it

marzo 4, 2013 Benedetta Frigerio

Storia di una gravidanza e di un parto particolare. «I dottori facevano pressione perché rinunciassi ad almeno due di loro, ma io ho resistito». Poi sono nati tutti e quattro. Sanissimi.

Si chiamano Sammy, Zachary, Joshua e Reuben Robbins. Sono quattro gemelli nati un anno fa, precisamente il 29 febbraio 2012 a Bristol (Gb). In una data insolita, come la gravidanza della madre, che pur avendoli concepiti naturalmente, ha comunque passato nove mesi a sentirsi dire dai medici che se non voleva qualcuno dei suoi figli poteva anche abortire. I medici, infatti, anziché sostenere la signora in una gravidanza importante, hanno cercato di convincerla più volte a uccidere, se non tutti, almeno un paio dei suoi figli.

NULLA DI ROMANTICO. Le probabilità di concepire naturalmente quattro gemelli sono una su 750 mila, mentre solo un bambino su 3,5 milioni nasce in un giorno presente sul calendario ogni quattro anni. Ma, a parte questo, non c’è nulla di romantico nella storia, perché la signora Emma Robbins, di 31 anni, e suo marito Martin, di 39, non si aspettavano che dopo il primo figlio di 3, Luke, potesse accadere un evento tanto sconvolgente.
Racconta la mamma al quotidiano britannico, Daily Mail: «Mentirei se dicessi che ho pensato che sarebbe stato facile, ma siamo così felici di non aver ceduto alle pressioni». Sì perché già alla decima settimana la signora Robbins comincia ad alzarsi «la mattina con dolori forti. E devo dire che la paura che qualcosa andasse male c’era». Dopo l’ecografia che rivela la gravidanza plurigemellare i coniugi tornano insieme all’ospedale St. Michael a Bristol per capire come muoversi e come essere aiutati ad affrontare i mesi prima del parto. Ma quel che si sentono dire è che sarebbe meglio contemplare la possibilità di abortire, se non tutti, almeno qualcuno dei bambini: gravidanze multiple, ripete il medico, possono causare complicanze come l’aborto spontaneo, nascite premature, bambini sottopeso, paralisi celebrali o morti. Della possibilità che tutto vada bene, e dell’impegno perché questo avvenga, i Robbins non sentono mai parlare: «Il rischio per il medico era così alto che mi diceva che proseguire era come decidere di mettere in pericolo me e i miei figli».

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