Pakistan – Gojra: leader musulmani scagionano giovane cristiano da false accuse di blasfemia

di Shafique Khokhar

Alla base della denuncia un diverbio fra Muhammad Boota e Asif Masih. La testimonianza di alcuni proprietari terrieri e di diversi abitanti hanno portato alla sua liberazione. Decisiva la parola di Chaudhary Khalid Cheema, che bolla come “ripugnante” l’accusa verso il ragazzo. Attivista cristiano elogia il comportamento di polizia e autorità.

Gojra (AsiaNews) – La collaborazione fra cristiani e musulmani, il desiderio di verità e la ferma volontà di scongiurare tensioni interconfessionali hanno portato alla risoluzione di una controversia, che rischiava di sfociare in un’accusa di blasfemia – punita con la pena di morte o il carcere a vita in Pakistan – a carico di un giovane cristiano. Per i leader della minoranza religiosa è un fatto significativo, che testimonia l’importanza del dialogo, dell’armonia fra fedeli delle due religioni e l’importanza di punire gli abusi che vengono perpetrati in base alla “legge nera”. Dai vertici del movimento cattolico di Giustizia e Pace arriva inoltre la richiesta di un perdono finale a carico dell’uomo che ha lanciato false accuse: un gesto, spiega Peter Jacob, che “avvicinerebbe ancor più le due comunità”.

La vicenda è iniziata il 7 maggio scorso: Muhammad Boota, 55 anni, con la complicità di Muhammad Shabbir ha accusato ingiustamente di blasfemia il 24enne cristiano Asif Masih, figlio di Gulzar Masih, originari di Kathore, villaggio nei pressi di Gojra, cittadina del distretto di Toba Tek Singh (Punjab) teatro di un attacco contro la minoranza religiosa nel 2009 che ha portato alla morte di diverse persone (cfr. AsiaNews 02/08/2009 Otto cristiani arsi vivi nel Punjab). La coppia di uomini ha denunciato il giovane, perché avrebbe ingiuriato il nome del profeta Maometto. La polizia è subito intervenuta, fermato Asif Masih per il reato di blasfemia.

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