Il Natale di Muhradah, la città minacciata dagli islamisti

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La minaccia jihadista dello scorso mese di marzo

Muhradah si trova tra la città di Hama e la provincia di Idlib; già dal medioevo questa graziosa località ha una caratteristica che la rende diversa rispetto a diversi centri che la circondano: qui il paesaggio non è dominato dai minareti, bensì dai campanili di Chiese e Monasteri visto che Muhradah è una cittadina a maggioranza cristiana. Non è di certo la sola in Siria, nel paese sono tante le località dove il numero dei cristiani supera quello dei musulmani, con un livello di integrazione tra le due comunità sempre molto elevato: raramente sono state registrate tensioni, il governo laico sia di Hafez Assad che del figlio Bashar Assad ha garantito una pacifica convivenza tra i cittadini che professano le due fedi. Nel mese di marzo però, Muhradah assieme alla sua comunità cristiana ha rischiato di essere risucchiata dal vortice della violenza generata dalla guerra: i fondamentalisti sono arrivati ad un passo dalla conquista della cittadina a scapito dell’esercito di Damasco, i suoi abitanti cristiani hanno temuto ad un certo punto di dover lasciare le proprie case per evitare di essere uccisi.

 

Con la sconfitta subita ad Aleppo, le sigle jihadiste che dal 2012 controllano la provincia di Idlib hanno iniziato tra febbraio e marzo di questo 2017 a sfondare le linee lealiste a nord del governatorato di Hama; l’azione di quello che fino a pochi anni fa in occidente veniva chiamato con il nome di ‘Free Syrian Army’ e che, poco dopo si è rivelato essere un insieme di sigle legate a doppio filo con la jihad, era volta a conquistare un gran numero di posizioni dell’esercito regolare nella strategica provincia di Hama. Nel seconda decade di marzo, i combattenti islamisti sono arrivati a pochi chilometri dalla periferia di Muhradah; nei loro proclami, i miliziani fondamentalisti hanno spesso fatto riferimento alla volontà di radere al suolo le Chiese e di uccidere gli infedeli presenti nella città a maggioranza cristiana. L’incubo ha rischiato di tramutarsi in realtà: è per questo motivo che, tanto l’aviazione siriana quanto quella russa, hanno subito messo nel mirino gli avamposti jihadisti oramai prossimi ad entrare a Muhradah.

La resistenza della popolazione

Migliaia di cristiani in quel mese di marzo, nel silenzio dell’Occidente, hanno rischiato di essere trucidati o cacciati dalle proprie case; a difendere la popolazione cristiana, è stato un esercito composto in gran parte da musulmani quale quello siriano: grazie all’aiuto arrivato dai caccia di Damasco e Mosca, centinaia di soldati fedeli al presidente Assad hanno respinto a più riprese i tentativi dei terroristi di irrompere nel centro di Muhradah. Ma anche la stessa popolazione, specialmente quando le bandiere delle sigle islamiste erano visibili ad occhio nudo, è scesa in strada ad impugnare le armi: in quei giorni frenetici, su Twitter sono stati numerosi gli appelli partiti dalla cittadina siriana con i quali si è chiesto aiuto ai cristiani di tutto il paese per difendere il centro abitato dagli assalti dei terroristi. Ma anche numerose associazioni musulmane, a Damasco come ad Aleppo ed in altre città siriane, hanno espresso sui social solidarietà ai cristiani di Muhradah ed hanno chiesto, tra le altre cose, un impegno sempre più forte delle locali milizie filo governative per aiutare l’esercito a respingere la minaccia jihadista.

La resistenza ha avuto effetto: i terroristi sono stati respinti ed il fronte allontanato; nel giro di poche settimane, l’esercito di Damasco ha riconquistato tutte le posizioni perse durante l’offensiva delle sigle di Idlib, ponendo in sicurezza sia la città di Hama che la comunità cristiana di Muhradah.

Sarà Natale anche a Muhradah

Ecco dunque perché la festività natalizia quest’anno ha un sapore del tutto diverso in questa antica cittadina, che oltre a conservare numerosi reperti e monumenti dell’epoca delle crociate, appare sempre più un esempio di pacifica convivenza tra cristiani e musulmani; per tutti gli abitanti di Muhradah, che hanno visto le proprie case e la propria stessa vita minacciata soltanto per la loro appartenenza alla fede cristiana, poter porre nelle strade i simboli del Natale è un fatto che va oltre la semplice importanza della festività. A marzo, ad un certo punto, in tanti hanno iniziato a credere di non poter essere radunati con le proprie famiglie a dicembre per celebrare la ricorrenza più importante della cristianità; vedere gli addobbi natalizi sui Monasteri e sulle Chiese, così come lungo le piazze di Muhradah, non è soltanto simbolo di una vittoria militare ma segno evidente della fine di un incubo per un intero popolo.


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Tutto questo è forse anche una lezione, piccola ma non per questo poco significativa, per un occidente che appare piegato alle logiche ed alle istanze di una presunta ‘modernità’ e che, al contrario, non si accorge invece di come ancora oggi nel mondo esistano luoghi dove, per poter esporre un addobbo natalizio, è necessario ricorrere alla difesa con le armi delle proprie case e delle proprie stesse vite.

 

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