Pubblicità IKEA: «Il coraggio uno non se lo può dare»

Pare che don Abbondio sia tra i nuovi assunti della IKEA, forse in posti di alta responsabilità tra gli addetti alle campagne pubblicitarie.

Da anni non compro più mobili Ikea. Lo so, ci perdo: sono ben fatti (dicono) ed economici. Ma quando ho visto la réclame, qualche anno fa, in cui si diceva pressappoco così: «Risparmia i soldi sui mobili, per quando ti serviranno per l’avvocato», ho deciso che non avrei più comprato né fatto comprare i loro prodotti. Sì, perché era messa in mostra una coppia che convolava a nozze e doveva arredare la casa. E, si sa, il matrimonio, come l’amore, non è eterno. Sono rimasto disgustato da quella pubblicità, distruttiva di uno dei fondamenti della società, e così ho fatto quella scelta, a cui sono rimasto e rimarrò fedele.
Ancora di più convinto oggi, a seguito di questa notizia tratta dal sito di Repubblica: «Ikea ha eliminato le immagini di donne dalla versione del suo catalogo distribuito in Arabia Saudita. Il quotidiano svedese gratuito Metro ha pubblicato un articolo in cui mette a confronto le due versioni del catalogo della multinazionale: in quella saudita non appaiono donne. Messo dunque in dubbio l’impegno di Ikea per le pari opportunità tra i sessi. Anche il ministro del Commercio svedese, Ewa Bjorling, ha commentato che “le donne non possono essere cancellate dalla società”, pur non entrando in aperta polemica con il colosso svedese. In risposta l’azienda ha diffuso una nota in cui si dice dispiaciuta per l’accaduto: “Avremmo dovuto reagire e capire che escludere le donne dalla versione saudita del catalogo è in contraddizione con i valori del gruppo”».

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