A Bkerké, la “Gmg del Medio Oriente” – Vatican Insider

I giovani che hanno aspettato per ore Benedetto XVI, tra speranza e inquietudine per il futuro

Alessandro Speciale

Beirut

Hanno sventolato le centinaia di bandiere bianche e gialle del Vaticano che l’organizzazione ha dato loro all’ingresso; hanno ballato per ore sotto il sole, alla musica libanese sparata a tutto volume dagli altoparlanti; hanno battuto le mani e salutato con entusiasmo le centinaia di telecamere arrivate da tutto il mondo. Ma se sono venuti sulla collina di Bkerké è soltanto per un motivo: per vedere il papa.

“È una grande gioia che il papa sia qua, è stato molto coraggioso a venire in Libano proprio in questo momento”, dice Jeanne, studentessa all’università gesuita di Beirut, la Saint Joseph. Per lei, la cosa più importante è che Benedetto XVI non abbia rinunciato al suo viaggio ad alto rischio in Medio Oriente, malgrado la vicinanza della polveriera siriana e le proteste anti-occidentali che infiammano la regione in questi giorni.

“Il fatto che sia venuto dà grande coraggio ai cristiani del Medio Oriente che ne hanno molto bisogno. Il papa li rende fieri e fa loro sentire che non sono soli, che la Chiesa dell’Occidente sta loro vicino”. Per vedere meglio il pontefice quando arriverà, si è arrampicata alla struttura in ferro che sostiene uno dei palchi.

E non è la sola. A decine, mentre gli uomini dell’organizzazione guardano dall’altra parte, provano a scavalcare le barriere e entrare nella zona riservata alla stampa, per essere in posizione migliore e cogliere uno scorcio di papa Ratzinger. Molti di loro indossano una maglietta da calcio con il nome “Benoit” e il numero 16. Moltissimi altri, la maglietta realizzata per l’arrivo del pontefice dal Cammino Neocatecumenale.

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