Laos, 25 persone cacciate dalle loro case perché cristiane | Tempi.it

novembre 14, 2014Leone Grotti

Il 2 novembre invece altre sette persone, tra cui un bambino di 14 anni, sono state arrestate per essersi convertite al cristianesimo. Usciranno solo quando rinunceranno alla nuova religione

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Non hanno voluto rinunciare al cristianesimo: per questo 25 persone sono state cacciate dalle loro case e ora non hanno i soldi per sopravvivere. Sei famiglie cristiane di etnia Hmong hanno perso tutto ciò che possedevano, in Laos, dopo che le autorità comuniste locali le hanno costrette a lasciare il villaggio di Ko Hai, nella provincia di Borikhamxay (distretto di Khamkeut).

«TORNATE ALL’ANIMISMO». Come raccontato a Radio Free Asia da una fonte, tutti e 25 si erano convertiti da poco al cristianesimo, abbandonando i locali riti animisti, e questo non è andato giù alle autorità: «Dopo che si sono convertiti, gli ufficiali comunisti hanno ordinato loro di tornare all’animismo, ma quelli hanno rifiutato».

CARCERE E POVERTÀ. Per punizione, due uomini sono stati incarcerati per un mese. «Quando li hanno rilasciati, di nuovo gli è stato ordinato di tornare a credere nell’animismo, ma loro hanno rifiutato ancora una volta e per questo sono stati cacciati via dalle loro case». Ora le sei famiglie sono andate a vivere nel vicino villaggio di Hoi Keo ma non hanno neanche i soldi per sopravvivere. Durante il viaggio il capo di una delle sei famiglie di 62 anni è morto per il trauma subìto: «Vorrebbero tornare alle loro case perché sono troppo poveri. Prima avevano abitazioni, campi e piantagioni».

laos-cristiani-chiesaABIURA O STAI IN PRIGIONE. Il 2 novembre, invece, altre sette persone, tra cui un bambino di 14 anni, sono state arrestate per essersi convertite al cristianesimo. Cinque di loro, del distretto di Luang Namtha, sono usciti pochi giorni dopo in seguito alla firma di un documento dove confermano di essere tornati all’animismo. Gli altri due si sono rifiutati di firmare e sono tuttora in carcere.

LIBERTÀ RELIGIOSA. Nonostante la libertà religiosa sia prevista dalla Costituzione del paese comunista, le persecuzioni dei cristiani sono all’ordine del giorno. A settembre sei cristiani e un pastore sono stati arrestati per essersi riuniti in una casa a pregare. A giugno, cinque leader cristiani sono finiti in prigione con l’accusa di aver ucciso la donna, appena convertitasi dal buddhismo, di cui invece stavano officiando il funerale.

«MINACCIA» CRISTIANA. Anche se i cristiani sono solo l’1,5 cento della popolazione, di cui lo 0,7 per cento cattolici, sono molto temuti dalle autorità di questo paese di sei milioni di abitanti nel Sudest asiatico, chiuso tra Vietnam, Thailandia e Cambogia. Se il buddhismo theravada, il più diffuso in Laos, gode del pieno sostegno a livello governativo sotto forma di fondi e sussidi, il cristianesimo, soprattutto se abbracciato da membri della minoranza etnica Hmong, viene considerato di «importazione americana» e quindi «una minaccia» in grado di minare la stabilità e il modello politico e sociale imposto dal Partito comunista, che ha preso il potere nel 1975.

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