ORA DI RELIGIONE/ Gli errori (e un pregio) della “riforma” Profumo

Massimo Borghesi mercoledì 26 settembre 2012

Può sembrare inopportuno che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo abbia comunicato la sua intenzione di modificare l’ora di religione nelle scuole italiane, venerdì, alla festa di Sinistra ecologia e libertà. E certamente lo è. Non solo la sede conferisce inevitabilmente al suo intervento una patina di demagogia, ma esso appare fuori luogo per almeno due motivi.
Il primo è di forma. Un ministro di un governo “tecnico”, privo di un’investitura popolare, non dovrebbe, per principio, intervenire su tematiche così sensibili. Il secondo è di sostanza. Il ministro nel suo intervento ha affermato: «Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso. Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il trenta per cento. Probabilmente quell’ora di religione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica». Ora, a parte la percentuale errata – se fosse vera significherebbe che il numero degli alunni stranieri nella scuola statale, anziché essere 730mila circa, dovrebbero essere intorno a 2,4 milioni! – è la modalità di risposta che non è corretta. Profumo dimentica, e induce a dimenticare, che in Italia l’ora di religione cattolica è facoltativa, frutto di libera scelta.

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