Speranza per la bambina cristiana “blasfema” ma la persecuzione islamica è una strategia generalizzata « Io amo l`Italia • Magdi Cristiano Allam

La buona notizia è che Rimsha Masih, una bambina cristiana pachistana tredicenne disabile con problemi mentali, che dallo scorso agosto è in carcere con l’accusa di blasfemia che comporta la condanna a morte, potrebbe forse oggi stesso essere rilasciata dietro cauzione dopo l’arresto del suo principale accusatore, l’imam Khalid Jadoon, denunciato dal religioso islamico Hafiz Mohammad Zubair perché ha falsificato le prove.La cattiva notizia è che si tratta dell’ennesimo caso che evidenzia sembra ombra di dubbio che negli Stati a maggioranza islamica è in atto un vero e proprio sterminio dei cristiani, istituzionalizzato da leggi discriminatorie, legittimato da innumerevoli versetti del Corano e dall’esempio di Maometto che ordinano di uccidere i “trinitari”, i “crociati” e tutti i non musulmani accumulati come “infedeli”, trasmesso da generazione in generazione attraverso una cultura dell’intolleranza che esalta l’islam come l’unica “vera” religione, praticato dagli estremisti islamici che ormai sono al potere pressoché ovunque dal Marocco al Pakistan.Chiariamo subito che né il religioso islamico che ha denunciato l’imam di aver aggiunto pagine del Corano a quelle che sarebbero state bruciate dalla bambina cristiana, né il giudice che ha disposto il fermo dell’imam per 14 giorni di carcere giudiziario, hanno formalmente scagionato Rimsha dall’accusa di blasfemia. Per entrambi il reato di blasfemia sussiste ma s’impone un’indagine collaterale perché l’imam ha manipolato le prove. Il suo comportamento si spiegherebbe perché il testo che sarebbe stato bruciato dalla bambina è il Noorani Qaida, un manuale utilizzato per imparare le basi dell’arabo e del Corano, che è stato ritrovato nella spazzatura avvolto in un sacchetto di plastica. L’oggetto dell’oltraggio sarebbero quindi dei versetti del Corano menzionati in un manuale scolastico, che non è però qualificabile come testo sacro qual è il Corano che per i musulmani è della stessa sostanza di Allah, il loro dio “incartato”.Il presidente del Consiglio degli ulema del Pakistan, Tahir Ashrafi, ha chiesto a tutti gli ulema (giureconsulti islamici) di collaborare per una giusta punizione dell’imam. Al tempo stesso, e qui sta la novità che ci fa sperare bene, ha sollecitato il capo dello Stato Asif Ali Zardari affinché faccia liberare subito Rimsha e ne garantisca la sicurezza. Per oggi è attesa la sentenza del tribunale.

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