Aborto: forti pressioni sui medici obiettori dalle lobby pro choice | No Cristianofobia

5 maggio 2015

AciPrensaSenza respiro. E’ la condizione, in cui si trovano a lavorare in Uruguay i medici che non intendano praticare aborti e che esercitino pertanto il proprio diritto all’obiezione di coscienza. L’ong «Mossi dalla Vita» ha denunciato come contro di loro vengano esercitate pesantissime pressioni ad opera delle lobby pro choice, delle istituzioni governative e dei media, scatenatissimi.

A darne notizia è l’agenzia AciPrensa. Il portavoce dell’organizzazione pro-life, Nicolás Portela, ha evidenziato come tali prevaricazioni – rabbiose già nei toni, decisamente persecutori – si siano manifestate soprattutto a partire dall’ottobre del 2012, quando l’allora governo di José Mujica depenalizzò la pratica abortiva. Pratica, di cui non a caso il ministro della Sanità del tempo, Lionel Brioso, è stato tra i principali promotori. Al punto da proporre di costringere gli obiettori a spiegare in una sorta di dichiarazione le loro motivazioni, ciò che la stessa legge non pretende assolutamente.Così, alla fine del 2012, cento sanitari han fatto ricorso al tribunale amministrativo, per chiedere l’annullamento delle disposizioni previste dalla normativa sull’aborto, ritenute ingiustamente coercitive. In via preliminare il giudice ha dato loro ragione, a breve è attesa la sentenza definitiva in merito.

Portela ha spiegato come, pur avendo contro media e poteri forti, «la cittadinanza sia compatta nel difendere i medici obiettori». Qui è convinzione comune e diffusa considerare sacra la vita. Vi sono intere aree del Paese, ove praticamente tutti, nessuno escluso, si rifiutano di uccidere i bimbi ancora non nati. Accade, ad esempio, nel dipartimento di Salto, dove si conta il 100% di obiettori, come ha denunciato nel 2013 un ampio, allarmato articolo dedicato all’argomento dal settimanale progressista Brecha. Il collettivo abortista Mysu-Muyer y Salud ha comunicato con estrema preoccupazione come 14 dei 16 ginecologi di Paysandú e 6 dei 10 professionisti del Rio Negro abbiano pure optato per l’obiezione di coscienza. Dati, che – secondo un abortista, Lilián Abracinskas – «non corrispondono ai livelli di religiosità della società uruguaiana».

Segno, che evidentemente la Vita è un valore non solo per i credenti, come ha ricordato «Mossi dalla Vita». La quale punta tutto sul presidente, Tabaré Vázquez, a sua volta medico: ha un precedente, nel 2008 pose il proprio veto all’aborto. Quello che oggi gli si chiede è un gesto di coerenza, quindi un’iniziativa abrogativa della normativa in essere. Benché lui abbia purtroppo già dichiarato di non pensare minimamente a modificarla. «Noi non perdiamo la speranza – ha dichiarato il portavoce di «Mossi dalla Vita» – ed anche se non fosse possibile cancellare del tutto la legge, faremo di tutto per limitarne i danni già prodotti nella nostra società».

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