Affettività , sessualità , sterilizzazione?

A margine del XII° Convegno “ Amore & Vita“. Questioni di cuore e di ragione” ( Roma 23 maggio 2014 Associazione Nazionale Scienza Vita). Il “vivere “ della malattia mentale su questi desaparecido della n/s civiltà.

Molte domande si pongono i parenti dei disabili fisici e degli handicappati mentali, spesso “disperati, ma le risposte richiedono molta cautela data la loro importanza, che sono state espresse in quel Convegno .

Il mondo d’oggi è carico di materialismo, di edonismo e di erotismo più sfrenato e tutto ciò forma un substrato privo di un fondamento morale che non ci stupisce più, ma ci amareggia il constatare che una realtà sociale come “quella” in cui vive il mondo della disabilità, specialmente quello inerente i sofferenti psichici, argomento che desideriamo vagliare, trova disinteresse e silenzio in “questa” solidarietà sociale.

Cerchiamo di esaminare, con molta umiltà e brevità, quegli aspetti che abbiamo indicato nel titolo di questo nostro “dire”, pur tuttavia, devono indurci a riflessioni, perché la defezione e la inadeguatezza della legislazione vigente( legge 180 e 833 del 13 maggio 1978) non considera questi aspetti di vissuto, perché si tratta di un argomento molto impegnativo e sicuramente meritevole di grande attenzione sul piano non solo sociale, ma anche morale e legislativo.

Affettività e sessualità è una condizione delicata e difficile da spiegare, specialmente quando vengono ipotizzate, da parte dei parenti dei malati psichici, relazioni durature che possono sfociare, anche, nel matrimonio.

Il problema è vasto e la sua intrinseca sostanza umana e sacramentale la lasciamo alla teologia.

Però ricordiamo che nella Dottrina Cattolica il matrimonio viene considerato come comunione di tutta la vita ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, elevata da Cristo Signore alla dignità di Sacramento.

Da ciò ne consegue l’unità e l’indissolubilità del matrimonio che lo pone in essere il consenso e la volontà in cui l’uomo e la donna si danno e si accettano reciprocamente con un patto irrevocabile .

Viene da porsi una domanda : può essere in condizione di valutare questo “atto” il livello intellettivo e volitivo l’handicappato mentale consapevole e responsabile al consenso ? Inoltre l’eventuale prole non ricade poi sulla famiglia e sulla società ?

Viene spontanea un’altra domanda per l’uomo e nel caso in cui una donna handicappata rischia di essere violentata, è lecito usare metodologie di sterilizzazione anche per frenare la diffusione di handicap genetici ?.

Questo metodo contraccettivo è stato dichiarato un fatto grave nel 1994 dal Parlamento Europeo ritenendo che”…ferite irreversibili non devono essere apportate alle capacità riproduttive degli individui sofferenti di turbe mentali”, concetto ribadito dall’art. 3 della “Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea”.

Allora è lecito praticare l’aborto senza consenso ?

Qui comincia un’altra duplice difficoltà. La sterilizzazione o l’aborto non sono forse una precisa menomazione ed una coercizione della persona, della sua libertà, della sua dignità, senza che “l’ammalato psichico” possa esprimere la sua volontà ?

Certamente non si risolve il problema della sessualità di un portatore di handicap psichico con la sterilizzazione o l’aborto.

Questa problematica .può essere affrontata e risolta, a detta degli “addetti ai lavori”, con apposite terapie e con l’aiuto di personale preparato.

Và colpito il fenomeno clandestino, se esiste, della sterilizzazione con controlli appropriati nelle famiglie e nelle strutture pubbliche e private.

Ma allora come si possono risolvere questi problemi ?

La risposta può darla, ripeto, la teologia morale e l’applicazione và esercitata dai consultori familiari, meglio se di ispirazione cristiana, educando il soggetto nella sfera della sessualità e nelle manifestazioni degli affetti.

I diritti umani e civili di queste persone vanno difesi con una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica auspicata dalla n/s Associazione dal 7 ottobre 1998 assieme all’Opera don Orione e don Guanella e rinnovata sempre, ultima il 18 marzo 2013 col possibile provvedimento legislativo incarnato con Petizione, a mio nome, giacente col n. 31 presso la 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e col n.308 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica.

Questo lato etico del problema malattia mentale, è di drammatica attualità e gli eventi quotidiani ne sono ampiamente costanti testimoni.

Previte

http://digilander.liber.it/dristianiperservire

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