Cristiani in Medio Oriente: comunità in pericolo (Analisi di Mordechai Kedar)

di Silvana De Mari

Per centinaia di anni, i fedeli di molte religioni hanno vissuto insieme in Medio Oriente, in genere con reciproca tolleranza e nell’accettazione dell’Altro. Musulmani, cristiani, drusi, ebrei, alawiti, bahai e altri badavano meno alle differenze fra le loro comunità, mantenendo relazioni pubbliche entro un livello più che accettabile. I cristiani, a causa dei legami con la cultura europea, alla fine del 19° secolo introdussero quello che poi divenne il moderno nazionalismo arabo, contribuendo alla diffusione delle ideologie moderne nella regione, in modo particolare del socialismo, rappresentato dal partito Ba’at, e del liberalismo. Queste moderne ideologie europee divennero in Medio Oriente una specie di sostituto della tradizionale identità religiosa, etnica e tribale, creando una nuova consapevolezza egualitaria, sulla quale poter costruire una moderna società, dove i fedeli di ogni religione potevano essere uguali, in uno stato moderno come quelli in Europa, dove tutti i cittadini avrebbero avuto eguali diritti e responsabilità.

Il problema con queste ideologie, importate dall’Occidente, è il loro essere diverse ed opposte allo spirito dell’islam, la cui legge è “ non vi è nulla al di sopra dell’islam “, in modo tale che ebrei e cristiani posso sì vivere sotto la sua protezione, ma come ‘dhimmi’, cittadini di serie B. Gli stati di più recente costituzione, nati al seguito di rivoluzioni (Siria, Iraq, Egitto, Yemen del Sud, Libia), hanno cercato di creare società nelle quali le leggi considerassero musulmani e cristiani nello stesso modo, un processo che si è scontrato con l’ostilità degli estremisti islamici, che furono costretti a tenere un basso profilo per non fornire ai poteri dello stato un buon motivo per essere duramente repressi.

Era ovvio che queste ideologie egualitarie attraessero le minoranze religiose, perché permetteva loro di entrare – a pari diritti con i musulmani – negli affari di governo, amministrazione, cultura, educazione. Vi furono cristiani tra i ministri del governo, sindaci, ambasciatori e uomini d’affari, come anche ufficiali nell’esercito. Il primo a diventare ministro del tesoro nell’ Iraq moderno è stato un ebreo, in Siria,sotto il comando degli alawiti dal 1966, i drusi occupano posti di alto livello. Durante la seconda metà del 20° secolo sembrò che la coscienza nazionale egualitaria avesse rimosso definitivamente le tradizionali differenze nella pubblica opinione.

Eppure, parallelamente, durante gli ultimi vent’anni, l’idea di uno stato arabo moderno ha iniziato a decadere, mentre si rafforzavano le consapevolezze sociali, in modo tale da aumentare l’attenzione pubblica sui leader tradizionali. Sono due i fattori che hanno determinato questo processo: il primo è la discussione intorno ai diritti umani, che è penetrata ai vari livelli della società, la seconda sono i media, in particolare i canali satellitari, che hanno messo in evidenza l’individuo, la sue difficoltà, i desideri, le speranze. Tutto ciò ha trasformato una nobile ideologia in una amara realtà, uno stato dittatoriale in una coscienza sociale, basata sui diritti umani. Le ideologie egualitarie hanno perso importanza dopo che era divenuto chiaro alla gente che non erano altro che vuoti slogan, che giustificavano soltanto più il permanere delle dittature, che avevano fallito nel provvedere ragionevoli condizioni di vita , un’economia stabile, sicurezza personale, lavoro, educazione, benessere e salute alla maggioranza della popolazione.

La disfatta subita dagli stati arabi per mano israeliana, specialmente nella “Guerra dei Sei Giorni’ (1967), ha contribuito alla generale disillusione verso il raggiungimento dell’unità araba, dopo che il nazionalismo arabo, si è dimostrato incapace di raggiungere i suoi obiettivi, cioè la distruzione dell’ “Entità sionista”.

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