‘‘Europei, i vostri figli vi malediranno’’ | CulturaCattolica.it

domenica 5 ottobre 2014

Pubblichiamo questa intervista testimonianza a Mons. Yousif Habash. Egli è vescovo siriano cattolico degli Stati Uniti del Canada. Originario di Qaraqosh, in Iraq. Reagisce alla situazione dei cristiani del suo paese, perseguitati dagli jihadisti dello stato islamico ed alla risposta militare dei paesi occidentali. ‘‘Europei, le vostre generazioni future vi malediranno’’.
QUI l’originale.

Ringraziamo sr Karola Zuntini, Monaca dell’Adorazione Eucaristica, per la traduzione Cosa prova di fronte alla drammatica situazione che vivono i cristiani dell’Iraq?

Le notizie circa i cristiani in Iraq sono ben tristi. Non è più l’Iraq che noi abbiamo conosciuto.
Gli islamici hanno distrutto un paese che doveva essere un simbolo di cultura e di civiltà per tutti, non solo per gli iracheni ed il medio-oriente. Oggi, le principali vittime di quello che sta accadendo in Iraq sono le minoranze cristiane. Pertanto, siamo noi i veri iracheni. Noi, cristiani, siamo in Iraq prima dei musulmani e prima dei curdi. Noi siamo gli eredi del paese, noi lo abbiamo costruito. Ma la nostra fede cristiana ci chiede di accettare gli altri ed è quello che facciamo. Per questo la nostra civiltà non può essere cristiana. Alcuni ne hanno approfittato e hanno abusato di questo amore che abbiamo donato; noi cristiani non abbiamo armi, non abbiam petrolio, serbatoi e cisterne, non invitiamo alla violenza. Ecco perché non c’è posto per noi in Iraq, e nel medio-oriente. Oggi, purtroppo, quelli che hanno la possibilità di restare in Iraq e di dominare sono quelli che hanno le armi, le bombe, e che vogliono la morte degli altri. Noi cristiani non abbiamo altro da offrire se non servire e proteggere la vita. Siamo gente pacifica, e dunque non hanno bisogno.

La vostra famiglia si trova non Iraq. Ha notizie? È ancora viva?

Vengo da una ricca cittadina del nord dell’Iraq, denominata Qaraqosh. È una piccola isola dentro un oceano musulmano. Tutti erano cristiani e tutti sono stati scacciati. In meno di 24 ore la città è stata svuotata dei suoi abitanti. Avevo tre fratelli laggiù, non so più dove sono adesso. Mia sorella maggiore ha 13 bambini, non so più nemmeno dove sono loro adesso.
Tutti sono vittime dell’ingiustizia, della violenza e del male che regnano nella regione, per colpire e stroncare gli innocenti. Allora, evidentemente, soffro, perché hanno perduto tutto, ma da una parte sono fiero di una cosa: tutti i cristiani di Qaraqosh sono stati obbligati a convertirsi all’Islam e si sono rifiutati. Avrebbero potuto restare a casa loro ed avere una vita tranquilla, ma hanno preferito soffrire a causa della loro fede, perché è da lì che attingono la loro felicità. Da un punto di vista umano è triste, ma da un punto di vista cristiano è una testimonianza magnifica. Sono fiero dei miei familiari, dei miei concittadini, e dei miei fratelli e sorelle irachene.

Dunque, le popolazioni minacciate, perseguitate, che vogliono sfuggire alla violenza devono, di fatto, restare nel loro paese?

Si possono emanare delle leggi per proteggere le persone minacciate nel loro paese. Non voglio lasciare il mio villaggio, la gente di Qaraqosh vuole restare. Si capisce, Parigi è la «ville lumière», del lusso, della civiltà, del sogno. Ma non ne ho bisogno, tenetevi per voi la Francia. Avete ragione di amare la vostra nazione, siete francesi. Ed io amo il mio piccolo villaggio; perché spostarmi, perché cacciarmi? Voi dite che volete proteggere le nostre città. No! Se siete veramente giusti, se amate davvero la pace, venite e costruite un governo giusto. Ciascuno resta là dove è stato creato. Amo il mio villaggio, lasciatemi lì, lì è la mia gioia.

Cosa ne pensa dell’intervento dei paesi occidentali in Iraq per fermare l’avanzata dello stato islamico?

Sa, i cristiani dell’Iraq e del medio oriente non hanno bisogno della protezione degli Europei. Proteggetevi voi! Noi sappiamo come fare per reggere alle nostre sofferenze, ma voi, Europei, siete poveri. Voi non sapete come vi malediranno le generazioni future. Malediranno i loro nonni, perché oggi gli Europei agiscono senza saggezza vis-a-vis della loro nazione e del suo avvenire. Se vogliono veramente servire la pace ed il loro paese, devono insegnare ed aiutare i mussulmani e gli Arabi nei loro paesi e non in Francia. Possiamo costruire un mondo con stati indipendenti, che possono aiutarsi a vicenda, ma non dobbiamo mescolare in maniera assurda nazioni e civiltà.

Quale messaggio vuole lanciare oggi ai cristiani d’Iraq?

Sono fiero dei cittadini di Qaraqosh: sono rimasti gloriosamente fedeli alla loro cristianità. Se fossero diventati musulmani avrebbero potuto vivere in pace, ma si sono rifiutati, per la loro fedeltà a Cristo, nonostante le minacce di morte. Hanno voluto vivere e morire per Gesù. Hanno sacrificato le loro case, la loro memoria, i loro ricordi, la loro quiete; hanno perso tutto. Quanto è magnifico lo splendore dei cristiani iracheni, il coraggio di Ninive. Oggi non è facile essere cristiani, ma noi abbiamo dei cristiani d’oro, dei cristiani incredibili, più forti della morte. L’amore è più forte della morte e noi ne abbiamo un esempio nei cristiani in Iraq

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