Il giusto tributo al “padre della genetica”

di Rinaldo Pozzi

Un Mendel Day per celebrare il monaco agostiniano, “padre della genetica”. Questa l’idea di tre “giovani” fan: un biologo, Umberto Fasoli, uno storico, Francesco Agnoli, e un naturalista, Enzo Pennetta (questi ultimi autori, per Cantagalli, di “Lazzaro Spallanzani e Gregor Mendel. Alle origini della biologia e della genetica”).

Perché un Mendel Day?
Perché ad esempio ha scoperto come mai i figli assomigliano ai genitori. L’evento si svolgerà mercoledì 20 febbraio, data intermedia tra le due lectures che ha tenuto a Brno, l’8 febbraio e l’8 marzo del 1865. A Verona, presso l’Istituto “Alle Stimate”.
Già Google, il motore di ricerca, gli aveva dedicato un simpatico doodle (logo) il 20 luglio del 2011, nella ricorrenza della sua nascita, ma quest’anno lo vogliamo ricordare, come si fa con le “very important persons”, con una giornata di studi.

I risultati dei suoi celeberrimi esperimenti sono stati pubblicati nel 1866 (“VERSUCHE ÜBER PFLANZEN-HYBRIDEN” = “esperimenti sull’ibridizzazione delle piante”), ma vengono resi noti alla comunità scientifica per quel che valgono solo nel 1900, ben 34 anni dopo, quando Mendel è già morto. Il regime sovietico, inoltre, ne proibisce l’insegnamento e la diffusione ancora per parecchi decenni successivi, come a rincarare la dose di oblio.

I seguaci di Mendel, nell’URSS ateo e comunista, vengono perseguitati, perdono il posto, finiscono nei gulag. E’ giusto, in qualche modo, con piccole forze, cercare di restituire a Mendel quell’onore che gli avrebbe dovuto essere tributato fin dall’inizio, solo per amore di verità. Il suo paper originale (disponibile in internet) oggi supererebbe sicuramente la severa peer review dell’autorevole rivista “Nature” e Mendel sarebbe da premiare con il Nobel.

Perché questo abate colto e arguto, “insegnante di liceo” come amava firmarsi quando scriveva al professore di Botanica di Monaco, Carl Von N?geli, per la prima volta nella storia applica la matematica alla biologia!
Non è poco per quei tempi! Molti prima di lui avevano coltivato piantine ed effettuato ibridazioni nell’orto o nel giardino, ma nessuno mai aveva pensato di “contare” le varianti registrandole su un taccuino a ogni nuova generazione filiale, per osservare se vi fossero regolarità di tipo matematico.

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