Il monito di Papa Francesco sulle persecuzioni. Perchè la situazione è peggiorata.

Nell’omelia a Santa Marta dello scorso 4 marzo papa Francesco ha messo al centro dell’attenzione un tema tristemente attuale per la vita della Chiesa. E lo ha fatto, con il suo proverbiale stile, puntando dritto alla questione e con parole decise: «Ci sono più perseguitati cristiani oggi che nei primi secoli della Chiesa». Un paragone inquietante se si pensa alla sistematicità e capillarità con cui nell’impero romano venivano perseguiti i cristiani. «Sono condannati perché leggono la Bibbia, non possono fare il segno della croce» ha continuato il pontefice. Una lettura per nulla esagerata: in molte parti del mondo, dall’Africa all’Oriente, la mappa dei paesi “ostili” al cristianesimo è in aumento, così come le violenze verso chi è scovato a partecipare ad una celebrazione eucaristica. La Corea del Nord si conferma da qualche anno a questa parte il regime più oppressivo nei confronti dei cristiani. Vige un sistema di campi di lavoro più volte denunciato, come il famigerato campo 15 in cui si trovano rinchiusi circa 6 mila cristiani. Il loro reato? Trovati con la Bibbia in mano. 

In Corea del Nord i cristiani vengono visti come ostili e meritevoli di arresto ed esecuzioni pubbliche. Secondo un recente rapporto sulla libertà religiosa consegnato a Bruxelles i tre paesi più oppressivi, oltre alla già citata Corea, sono Iran e Afghanistan. Ma la lista si allunga terribilmente se vengono considerati quelli definiti «gravi violatori»: India, Nigeria, Arabia Saudita, Egitto, Cuba, Cina, Iraq, Pakistan. È notizia di qualche mese fa l’arresto in Iran di 4 fedeli trovati a celebrare il nuovo anno in una “chiesa domestica”, proprio come le prime comunità cristiane. I familiari che nei giorni successivi hanno chiesto informazioni alle autorità circa il luogo e le condizioni della detenzione sono stati allontanati senza risposte. In Iran sono circa 80 i cristiani detenuti di cui non si ha notizia.

Nel 2013 un nuovo campo di battaglia per la Chiesa si è aperto in Africa.  Il continente ha conosciuto un incremento delle violenze come in nessun altra zona del mondo. Secondo il CESNUR il motivo è da trovarsi nella diffusione del cristianesimo negli ultimi anni. Infatti i cristiani sono il  46.53% dell’intera popolazione africana contro il poco più del 40% degli islamici. Questo per i fondamentalisti è inaccettabile e perseguono la politica delle conversioni forzate.  Kenya e Tanzania sono gli stati più colpiti proprio perché a maggioranza cristiana.

La situazione peggiora anche in Medio Oriente. L’escalation riguarda soprattutto la Siria dove il regime di Assad aveva da sempre garantito libertà religiosa. Ma negli ultimi tre anni, a seguito della cosiddetta “primavera araba”, tutto è cambiato e i terroristi di Al-Qaeda non lasciano ai cristiani altra via che la fuga. Stesso scenario in Iraq dove la situazione è precipitata dopo l’invasione americana del 2003. Sono sotto gli occhi di tutti le immagini dell’attentato del Natale del 2013 in cui persero la vita 37 persone all’uscita della chiesa, nonostante la comunità avesse deciso di rinunciare alla celebrazione di mezzanotte proprio per ragioni di sicurezza. In tutta la regione gli attacchi si sono radicalizzati dopo l’attentato dell’ 11 settembre. Spiega René Guitton, autore di Cristianofobia, la nuova persecuzione: «i cristiani rappresentano l’occidente e per questo in Medio Oriente sono costantemente vittime di intimidazioni, minacce e spesso discriminazioni legalizzate».

In Terra Santa i cristiani sono schiacciati tra gli israeliani e i mussulmani. È in queste zone che nasce la maggiore preoccupazione per la Santa Sede come ha avuto modo di spiegare lo scorso 9 febbraio il Segretario di Stato Vaticano card. Parolin: «La situazione dei cristiani in Medio Oriente è una delle grandi preoccupazioni della Santa Sede, sulla quale essa non cessa di sensibilizzare quanti hanno responsabilità politiche, perché ne va della pacifica convivenza in quella regione e nel mondo intero».

Il prossimo viaggio che compirà papa Francesco in Terra Santa va letto anche in questa prospettiva. Quando cinquant’anni fa Paolo VI andò in visita nelle terre di Gesù i cristiani erano la maggioranza in molte città e la situazione molto più stabile. Oggi la situazione in Medio Oriente è insostenibile e l’inarrestabile flusso di profughi sta causando l’estinzione del cristianesimo.

Michele Canali

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