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Quando ha deciso di partecipare alla marcia in memoria della rivoluzione del 1956?

La marcia della pace che ricorda l’anniversario della rivoluzione del 1956 è sempre una grande espressione del popolo ungherese e lo è ancora di più quest’anno, nel quale dopo le incivili aggressioni europee verso la Costituzione, la stessa Europa ha preso atto del fatto che l’Ungheria non solo rispetta i diritti umani ma, anzi, promuove i diritti e i valori europei, dalla famiglia (formata da uomo, donna e bambini) alle radici cristiane. Mi chiedo come mai nessun rappresentante europeo si troverà alla testa della manifestazione. L’Europa ha molto da farsi perdonare per i suoi silenzi complici e colpevoli durante la repressione sovietica nel 1956.

Molte delle sue dichiarazioni indicano le sue simpatie per le politiche e il governo di Viktor Orbán. Quali sono le principali ragioni di questa vicinanza?

Il Primo Ministro Orban e la sua coalizione di Governo hanno dimostrato coraggio e determinazione nel riformare un Paese che era stato ingabbiato nelle catene delle oligarchie comuniste e dai governi socialisti. Molto è stato fatto nella giusta direzione da Orban e dalla sua coalizione. Coraggio, audacia e tenacia sono virtù che amo, perciò nutro grande amicizia e stima nei confronti di Orban e dei suoi parlamentari. La grande riforma costituzionale e molte delle leggi cardinali mettono l’Ungheria all’avanguardia nella promozione dei diritti umani e delle radici cristiane, in ciò l’Ungheria di Orban dimostra il suo enorme contributo alla ricostruzione e al rilancio dell’Europa, una unione nuova di cui tutti sentiamo il bisogno.

Crede che la libertà in Ungheria sia in pericolo e che i diritti siano a rischio?

Assolutamente no. Il declino e i pericoli sono in ben altri Paesi europei. In Francia, dove dopo l’introduzione del matrimonio gay e ancor oggi, il diritto di pensiero, manifestazione e coscienza sono vietati per decisioni di tribunal e centinaia di manifestanti e semplici cittadini messi in carcere per 72 ore. In Inghilterra, dove dopo l’approvazione del matrimonio gay, diversi pastori cristiani sono stati incarcerati solo per aver letto brani della Bibbia per strada. In Svezia, dove è vietato agli studenti che non vogliono praticare l’aborto di proseguire i loro studi di medicina e ginecologia. In Belgio, dove l’eutanasia è applicata contro vecchi e bambini, con pratiche sempre più simili al nazismo. Potrei proseguire: sono questi i Paesi che dovrebbero essere giudicati dalle corti internazionali e ai quali la Commissione UE dovrebbe chiedere di applicare le carte dei valori. Altro che Ungheria!

In un’intervista di un paio di mesi fa ha dichiarato che esiste una caccia alle streghe contro l’Ungheria e che gli attacchi contro il nostro paese sono basati su pregiudizi e non su ragioni legali. Ha fatto riferimento, ad esempio, all’azione della Commissione di Monitoraggio del Consiglio d’Europa. Potrebbe spiegarsi meglio ed esprimere i suoi sospetti?

Io non sono un uomo sospettoso. Parlo di fatti, delle diverse interviste dei leaders progressisti e socialisti europei che due anni fa hanno attaccato l’Ungheria per la sua Costituzione e le sue leggi cardinali. In verità, uso le loro parole e le dichiarazioni di molti documenti scritti dalle lobby gay e pro aborto, l’attacco all’Ungheria nasce dalla novità della Carta Costituzionale, radici cristiane e famiglia incluse. Nel giugno scorso, nel dibattito che ha portato il Consiglio d’Europa a bocciare la richiesta di Monitoraggio contro l’Ungheria, le dichiarazioni dei socialisti e dei progressisti hanno semplicemente riaffermato i pregiudizi verso il popolo ungherese e verso la sua Costituzione.

Pensa che gli attacchi dell’Europa a Viktor Orbán vogliano colpirlo personalmente, oppure crede che si tratti dei soliti attacchi di verdi, socialisti e progressisti contro i conservatori?

Certo si tratta di attacchi personali: un uomo coraggioso e tenace come Orban crea problemi all’establishment europeo. Ma è anche un attacco ai contenuti introdotti nella Costituzione e alle misure del Governo: esso ha dimostrato nella pratica che è possibile fare bene e farlo andando nella giusta direzione, senza piegare la testa e senza rinunciare alla propria anima e alla dignità del proprio paese. 

Nel 2014 si voterà per il parlamento ungherese e anche per il Parlamento Europeo. Vede modifiche rilevanti nello scenario politico?

Spero che le elezioni Europee e quelle nazionali possano confermare la grande opera che Orban e la sua Coalizione hanno compiuto in Ungheria e per la riforma dell’Europa. É indispensabile che l’attuale maggioranza esca rafforzata dalle elezioni e continui il suo lavoro di riforma e rilancio del paese e del suo sviluppo per gli stessi ungheresi e per l’intera Europa. Dopo le grandi riforme strutturali, è indispensabile che Orban e il suo Governo possano continuare per la buona strada intrapresa e concludere il buon lavoro fatto per l’Ungheria e per il suo popolo. Tornare indietro, tornare al passato dei governi socialisti per l’Ungheria sarebbe disastroso.

Intervista di Luca Volonté a Bandy Péter, Demokratia Magyarorszag

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