Ventinove donne sono state costrette a spogliarsi per facilitare la perquisizione degli agenti, agli uomini, invece, calci e pugni
(2 Febbraio 2012) – Non sono mancati insulti, percosse e vessazioni ad un gruppo etiope di cristiani, scoperto durante un ordinario momento di preghiera comunitaria a Jeddah, il principale centro urbano della parte occidentale dell’Arabia Saudita. L’accusa rivolta ai trentacinque malcapitati è di “commistione illecita” tra uomini e donne non legati dal vincolo del matrimonio, e a cui la legislazione saudita riserva sanzioni molto severe; pertanto, l’arresto è stato immediato. La Human Rights Watch, l’organizzazione per il rispetto dei diritti umani, ritiene questo episodio – riferisce AsiaNews – l’ennesimo gesto di intolleranza riservato ai cristiani e a chi non appartiene alla religione islamica. Le modalità dell’arresto e le particolari sevizie rivolte al gruppo di cristiani risultano, infatti, sproporzionate e lesive per i diritti umani di ogni persona. Ventinove donne sono state costrette a spogliarsi per facilitare la perquisizione degli agenti, agli uomini, invece, è stata riservata una buona dose di calci e pugni.
Le leggi islamiche proibiscono qualsiasi forma di preghiera pubblica diversa dall’Islam, ma secondo un accordo risalente al 2006 le autorità arabe avrebbero dovuto “garantire e proteggere il diritto dei non musulmani, che si riuniscono in casa, di pregare in privato”. Tutto questo non è avvenuto e i trentacinque cristiani etiopi rischiano addirittura l’espulsione dal loro Paese.
La situazione dei cristiani, nei territori dove si professa a maggioranza la religione islamica, è diventata insostenibile. Tensione, violenze, scontri tra soldati e cittadini sono ormai all’ordine del giorno. Tutto sembra convergere verso un unico e preciso obiettivo: cacciare gli infedeli dalle terre di Maometto.
Michelangelo Nasca