La famiglia vince, Pisapia resta con un pugno di gay | La Nuova Bussola Quotidiana

di Luigi Santambrogio 14-05-2015

Alla fine no pasaran e così l’omofascismo rosso-Sel del sindaco Pisapia ha dovuto innestare un’umiliante retromarcia. Il convegno organizzato a Milano dalla Lega Nord su “La famiglia, fondamento della società” si farà e proprio nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, la “Casa dei milanesi” che il sindaco e il suo entourage di piccoli Torquemada in tonaca arancione volevano negare. In nome della lotta all’omofobia e alla libera espressione di opinioni e idee diverse dalle loro. Ci aveva provato, il capo di gabinetto, a imporre il diktat al consiglio comunale che non aveva trovato nulla di disdicevole a concedere l’aula al convegno, inventandosi inesistenti pericoli di razzismo sessista e infamando i relatori come pericolosi vampiri assetati di sangue gay (clicca qui).

In realtà, personaggi di spicco nel mondo accademico, come il professor Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo, membro della Società italiana di Bioetica, vicepresidente di Scienza & Vita e presidente dei medici cattolici lombardi. O come l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, consulente legale di organizzazioni internazionali e collaboratore di diverse riviste italiane ed estere. E poi il giornalista Marco Invernizzi, esponente di Alleanza cattolica. Tutta gente, secondo la polizia segreta di Palazzo Marino, indegna di calpestare il sacro suolo comunale perché di convinzioni diverse dal padrone di casa. A rimette le cose a posto ci ha pensato di nuovo la presidenza del consiglio comunale che ha rispedito le accuse al mittente, cioè al sindaco e al suo staff di inquisitori. Dopo la protesta leghista (si erano presentati in consiglio comunale con io bavaglio alla bocca), all’unanimità ha confermato il via libera al convegno. Il centrodestra ha votato compatto, ma pure i due consiglieri del Pd hanno approvato la concessione, come “atto dovuto” e per rispetto del libero dibattito democratico. «Era ovvio che avremmo votato a favore», spiega Andrea Fanzago (Pd), «perché così abbiamo votato la volta scorsa. Come si fa a dire di no su un convegno sulla famiglia, organizzato per altro da un gruppo consigliare?».

Schiaffone politicamente sonoro mollato al sindaco e alla maggioranza che lo sostiene. Furibondi gli esponenti di Sel, ma tant’è: non è male che anche nello schieramento di sinistra ci sia qualcuno che ragioni ancora con il cervello e non secondo le panzane ideologiche del para-pensiero gender. E il mansueto Pisapia? Beh, incassata la botta consigliare, non pare proprio disposto a imparare la lezione e a rivedere le sue stralunate affermazioni. Ribadisce come un pappagallo di latta rotto che «Sicuramente Palazzo Marino, che è la casa dei milanesi, non può accettare che ci siano dei relatori che vogliono inneggiare all’omofobia. Credo sia il minimo del civismo e della civiltà». Sì, ciao. Ma questo è lo spartito che normalmente segue la banda arancione che sgoverna la città. Pisapia l’aveva promesso nel suo programma: Milano sarebbe diventata «la meta del turismo culturale omosessuale» e Palazzo Marino una sorta di camp David per pacificare la comunità Lgbt e quella arabo-islamica che da sempre si guardano in cagnesco.

Fanfaronate elettorali: di tutto quel programma a misura di gay, Pisapia ha realizzato solo la pagliacciatadel Gay Pride annuale e l’altrettanto clownesca messinscena dei registri dei matrimoni gay celebrati all’estero. Troppo faticoso e impegnativo governare sul serio, affrontando i veri problemi della città: più facile farsi fotografare mentre spugnetta dai muri i graffiti dei centri sociali (suoi amici), fare cassa con l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici, tassare il traffico con l’Area C, innalzare l’Irpef e ordinare contravvenzioni a strascico. Il resto è fuffa incivile mascherata da diritti: legalizzare il Leoncavallo, cianciare di stanze del buco per aiutare i drogati ad ammazzarsi, scrivere una delibera per un registro dei testamenti biologici (costa niente e vale ancora meno) con rifiuto all’assistenza religiosa incorporato, convocare tv e giornali per reclamare l’adozione dei bambini da parte delle coppie gay (per le coppie normali non c’è urgenza, tanto ci sono già gli orfanatrofi e gli istituti).  Ecco perché parlare a uno così di famiglia si rischia la galera per omofobia.

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