La fatwa letteraria contro Millet – [ Il Foglio.it › La giornata ]

Dopo l’intemerata su Breivik, Lévy e Le Clézio chiedono a Gallimard di cacciare il pamphlétaire dalla casa editrice, che per ora lo difende. Altri scrittori fanno scudo: “A Mosca veniva chiamata purga”

Roma. Richard Millet ha promesso di rispondere agli attacchi ricevuti nelle ultime settimane con un piccolo pamphlet, sempre per le edizioni di Pierre-Guillaume de Roux, dal titolo pascaliano: “Pourquoi me tuez-vous?”. Perché mi uccidete?
Lui è il “pamphlétaire” più discusso di Francia, a cui ieri il Monde dava perfino del “raciste”. In coda al suo nuovo libro, “Langue fantôme”, Millet aveva decifrato il massacro compiuto un anno fa nell’isola norvegese di Utoya come un sintomo del suicidio e dell’angoscia dell’occidente, attaccando la “disperazione europea” di fronte al “nichilismo multiculturale”, alla “perdita di identità”, alla “islamizzazione”, alla “denatalità” e alla “irénique fraternité”. Da settimane un nutrito coro di intellettuali e scrittori di fama chiede alla maison che ha dominato la letteratura del XX secolo, Gallimard, dove da anni lavora Millet, di cacciare l’editor e scrittore, vincitore fra l’altro di un premio dell’Académie française.
Come può la casa editrice di Marcel Proust e André Gide, Milan Kundera e Georges Simenon, Albert Camus e Jean Genet continuare a far selezionare i propri libri da un simile “islamophobe”? Millet si difende così: “Non vedo perché dovrei andarmene. Ho scritto questo libro in quanto scrittore e non come editor. Sono stupito da questo fiume d’odio che mi sommerge”. Quanto agli autori che lo hanno attaccato, Millet li definisce “cani da guardia”.
Il caso Millet si è così trasformato nel principale banco di prova della libertà d’espressione in Francia. Per adesso Antoine Gallimard, a capo della celebre casa editrice, conferma la propria fiducia a Millet. Secondo il presidente, il libello di Millet appartiene alla sfera della libertà di espressione e non incide sul lungo e proficuo rapporto di lavoro con la casa editrice. “E’ sempre stato un editor di qualità e attento”, ha detto Gallimard. “Con noi non ha mai avuto cedimenti di alcun tipo”, ha scandito l’editore. Numerosi autori della maison letteraria, da Tahar Ben Jelloun a Annie Ernaux, continuano a chiedere da giorni l’estromissione dell’editor. Le Nouvel Observateur vorrebbe veder bandito il suo “livre abject”, libello immondo.

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