L’Egitto in bancarotta, «e coi Fratelli Musulmani sarà peggio»

Se la politica è nella fase peggiore da quando Hosni Mubarak è stato cacciato dal paese, l’economia del paese sta ancora peggio: le riserve estere possono coprire a malapena tre mesi di importazioni. Negli ultimi 14 mesi l’Egitto ha perso 20 miliardi di dollari, il turismo 4 e gli analisti arabi criticano i Fratelli Musulmani.

L’Egitto sta attraversando una delle fasi politiche più burrascose dalla caduta di Mubarak. La Corte amministrativa del Cairo ha sciolto l’Assemblea costituente giudicandola dominata in modo eccessivo dalle forze islamiste; non si sa ancora se il candidato salafita alle elezioni presidenziali del 23 e 24 maggio potrà correre per problemi giudiziari legati al possesso da parte della madre della cittadinanza americana (per candidarsi non bisogna avere parenti stranieri); i Fratelli Musulmani avevano assicurato che non avrebbero candidato nessuno, ora invece ci sono ben due politici in corsa per le presidenziali, di cui uno in forse, visto che è stato in prigione sotto il regime di Mubarak; infine, quello che è considerato da tutti il candidato delle Forze armate, Omar Suleiman, sta aspettando che l’esercito ratifichi o meno una mozione del Parlamento che prevede che tutti gli uomini che sono stati primi ministri o hanno ricoperto ruoli politici importanti durante l’era Mubarak non possano fare attività politica per dieci anni.

Ma se la politica è confusa e la gente torna in piazza Tahrir a protestare chiedendo le dimissioni dell’esercito, c’è un elemento che getta un’ombra ancora più scura sul futuro dell’Egitto: lo stato dell’economia. La Banca centrale ha annunciato che le riserve estere sono diminuite tanto da raggiungere una cifra inferiore ai 15 miliardi di dollari (l’Italia per intenderci ha 140 miliardi di euro), che possono coprire a malapena tre mesi di importazioni. Negli ultimi 14 mesi l’Egitto ha perso 20 miliardi di dollari, mentre la liquidità a disposizione delle banche è scesa dai 30 miliardi dell’era Mubarak ai 9 attuali, a causa della fuga in massa dei capitali durante la “Primavera araba”. Il deficit commerciale ammonta già a 10 miliardi di dollari, il turismo fa registrare perdite per 4 miliardi di dollari, il deficit previsto a budget per il 2012 ammonta al 76 per cento dell’attuale Pil. Se l’andamento dell’economia egiziana continua così, la bancarotta sembra inevitabile.

Secondo l’economista del Peterson Institute for International Economics Mohsin Khan, l’Egitto avrebbe bisogno prima di tutto di stabilità politica, quindi di 15 miliardi di dollari di prestiti e investimenti stranieri per risollevarsi. Altrimenti la moneta egiziana, che ha già perso il quattro per cento del suo valore, potrebbe crollare entro la fine dell’anno del 25 per cento. Ma per l’analista arabo Adel Al Toraifi, direttore del magazine saudita Al Majalla, considerato il giornale più importante del regno, i Fratelli Musulmani con il loro «linguaggio infiammatorio» non sono in grado di risollevare il paese. Anzi: «Le esperienze dell’ultimo anno – scrive sul celebre quotidiano Asharq alawsat, mettendo in dubbio la buona riuscita della “Primavera araba” – mostrano che i Fratelli Musulmani vivono ancora nel passato, la bancarotta della elite egiziana e la natura inconsistente della visione della Fratellanza che cerca di conquistare il potere».
@LeoneGrotti

Fonte: Tempi.

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