Patrocinio Lombardia a Milano Pride con voto Lega | Tempi.it

maggio 19, 2014Redazione

Il vicepresidente Cecchetti vota a favore con Pd e M5S. Cattaneo (Ncd) a tempi.it: «Mi spiace per una scelta che contraddice nei fatti la difesa della famiglia tradizionale, tante volte sostenuta a parole dalla Lega»

arcigay-bambinaOggi il Consiglio di Presidenza della Regione Lombardia ha deciso di concedere il patrocinio gratuito alla manifestazione “Milanopride 2014” promossa dal Centro d’Iniziativa Gay – ArciGay di Milano, in programma dal 23 al 29 giugno 2014. Il consiglio, presieduto da Raffaele Cattaneo (Nuovo Centrodestra), conta fra i suoi membri Fabrizio Cecchetti (Lega Nord), Sara Valmaggi (Pd), Maria Daniela Maroni (Lista Maroni) e Eugenio Casalino (Movimento 5 Stelle). Il patrocinio è stato concesso grazie a tre voti (Valmaggi, Casalino, Cecchetti) contro due (Cattaneo e Maroni).

LA DICHIARAZIONE DI CATTANEO (NCD). Cattaneo spiega a tempi.it che «la concessione del patrocinio, su cui è tenuto ad esprimersi l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale rispetto ai soggetti che ne fanno richiesta, è vincolata al valore culturale, storico, artistico e popolare dell’iniziativa e, soprattutto, alla valorizzazione delle realtà che operano nelle nostre comunità e al loro legame con il territorio. L’iniziativa “Milano Pride 2014″ non risponde certamente a queste caratteristiche. Lo sottolinea la legge regionale e le linee guida approvate dall’Ufficio di Presidenza».

LA LEGA CON M5S E PD. «Ho grande rispetto per la comunità gay – prosegue Cattaneo -, ma un conto sono i requisiti formali per cui è possibile ottenere il patrocinio, un altro è il contenuto di merito su cui la politica è tenuta a esprimersi. Ho votato contro perché non ritengo che il Consiglio regionale debba valorizzare iniziative come queste né indicarle ad esempio dei valori e della cultura su cui si fonda la comunità lombarda. E sono sinceramente dispiaciuto che sia stato proprio il vicepresidente Cecchetti, rappresentante della Lega Nord, ad esprimere il voto decisivo, spaccando la maggioranza, votando con il Pd e M5S (sempre pronto a scagliarsi contro i patrocini, ma non in questo caso), contraddicendo nei fatti la linea di difesa della famiglia tradizionale, tante volte sostenuta a parole dal suo partito».

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