PRETI RAPITI IN CAMERUN/ Padre Gheddo: dietro il sequestro c’è Boko Haram

Don Gianantonio Allegri e don Giampaolo Marta, due sacerdoti italiani, sono stati rapiti nella notte tra venerdì e sabato nella diocesi di Maroua in Camerun. Due gruppi armati sono arrivati in auto, entrando nell’abitazione dei sacerdoti e trascinandoli via dopo avere messo tutto a soqquadro. Con loro è stata rapita anche una suora canadese di 80 anni. La notizia è stata diffusa dalla Diocesi di Vicenza e confermata dal ministero degli Esteri. L’ipotesi è che a rapire i religiosi sia stato il gruppo qaedista nigeriano di Boko Haram, che secondo padre Piero Gheddo, missionario del Pime e giornalista, compie scorribande sempre più frequenti nel Nord del Camerun.

 

Padre Gheddo, chi c’è dietro il rapimento dei due sacerdoti italiani e della suora canadese?

 

Nel Nord del Camerun c’è un lungo confine con la Nigeria, e in particolare con lo Stato di Sokoto che è il più estremista per quanto riguarda l’applicazione della legge islamica. Di conseguenza c’è sempre stata un’infiltrazione di Boko Haram in Camerun. Pur non essendoci certezze, è probabile che dietro il rapimento ci sia la mano del gruppo qaedista nigeriano.

 

E’ la prima volta che Boko Haram compie operazioni di questo tipo in Camerun?

 

Niente affatto. Nel novembre scorso nel Nord del Camerun, al confine con la Nigeria, Boko Haram ha sequestrato il sacerdote francesse Georges Vandenbeusch. Don Felice Cantoni, un sacerdote di Como che si trovava nella sua stessa missione fino al 2011, all’epoca mi scrisse una lettera in cui mi raccontava: “Ho rischiato anch’io di essere ucciso, ma nel mio caso erano banditi comuni. Alle grida delle suore sono uscito dalla mia casa per vedere quello che succedeva e i banditi mi hanno sparato, ho sentito la pallottola fischiare vicino alla mia testa”.

 

Con il tempo le attività di Boko Haram nel Nord del Camerun si sono intensificate?

 

Sì, tanto è vero che lo stesso don Cantoni mi ha scritto: “Adesso ci troviamo di fronte alla setta islamica di Boko Haram, che dal 2009 sta mettendo in ginocchio il nord-est della Nigeria. Il conflitto nigeriano già si avvertiva per la presenza di diversi rifugiati provenienti da oltre confine, che scappavano dalle violenze della setta”.

 

Significa che la strategia di Boko Haram è globale, e non riguarda solo la Nigeria?

Questo è evidente. Boko Haram sta cercando di conquistare Mali, Senegal, Burkina Faso e quella fascia che separa il deserto del Sahara dall’Africa Nera. Ciascuno di questi Paesi è dunque a rischio. La strategia del gruppo qaedista mira a islamizzare i Paesi che stanno tra l’Africa Nera e il Nordafrica, in modo da fare avanzare l’Islam nell’intera regione.

Quali rischi corrono i missionari che si trovano in questa regione?

Sono gli stessi rischi che hanno sempre corso, anche se oggi ciò avviene molto di più di un tempo. Per un missionario in Africa correre dei rischi è una cosa normale, e non qualcosa che susciti impressione o spavento. Il problema inizia quando le incursioni di gruppi come Boko Haram diventano un fatto frequente e generalizzato.

Intanto in Nigeria la violenza degli integralisti non accenna a placarsi, con stragi di cristiani che si ripetono continuamente …

Purtroppo è così e fatti come questo si commentano da soli. C’è una parte marginale dell’Islam che, attraverso l’Africa nera, mira a conquistare tutta la regione con il terrorismo, il ricatto e la violenza. Non solo la Nigeria; ma anche paesi come il Sudan o altri relativamente tranquilli, come il Burkina Faso. E’ vero che gli Stati Uniti stanno mettendo delle basi in Tunisia ma secondo me quei luoghi non c’entrano nulla. Il problema è che l’Occidente non sa cosa fare. Mi viene in mente un esempio.

Di cosa si tratta?

Anni fa ho intervistato un vescovo del Pakistan, mons. John Joseph. Gli dicevo: com’è il Pakistan? siete una bella comunità, piccola ma viva, fate tante opere sociali anche a favore degli islamici. E lui mi ha risposto: padre, io sono nato in Pakistan, sono cresciuto qui, vivo la fede cattolica da diverso tempo e ho imparato questo modo di servire. Bisogna pregare perché cessi questa violenza. Certo che …

Certo che?

I governi potrebbero fare molto appellandosi alla reciprocità del trattamento. Ricordo sempre quel che accadde a Goteborg, in Norvegia, qualche anno fa.

Cos’era successo in Norvegia?

L’imam aveva chiesto al comune il permesso di fare la moschea, perché erano abbastanza numerosi e volevano un luogo per pregare. Allora il governo ha detto: va bene, noi vi diamo il permesso di fare la moschea e voi, che siete del Marocco, date il permesso di costruire una chiesa a Rabat o in un’altra città del vostro paese. Non so come è andata a finire. Certo bisogna responsabilizzare i mussulmani sul nostro territorio.

Si può negare il permesso di costruire luoghi di culto?

Noi cristiani dobbiamo dare il permesso: è giusto, è un diritto per un uomo di chiesa avere un luogo di culto. Ma se poi rispondono in questo modo, non lo so. I governi dovrebbero fare maggiore pressione su quei paesi per ottenere un uguale trattamento. La dinamica del massacro di sabato è la stessa di sempre: anche questa volta ci sono andati di mezzo anche dei musulmani moderati L’ho visto in parecchie parti del mondo, anche in estremo oriente. Le principali vittime del terrorismo islamico sono i musulmani stessi. Come spesso vediamo accadere in India. Prima c’erano regimi come il nazismo o il comunismo che avevano potere politico e intervenivano. Ma ai nostri giorni questo non c’è più.

Il futuro di questo paese rimane molto incerto: quali sono le prospettive secondo lei?

Quasi tutti i paesi a sud del Sahara, lo stesso Senegal che è abbastanza tranquillo, o il Burkina Faso, corrono oggi un grave pericolo: l’infiltrazione di al Qaeda, attraverso ripeto finanziamenti ricatti violenza, per far trionfare l’estremismo. Che non è senza scopo.

Che scopo ha?

Imporre il Corano, il ritorno della sharia. Perché pensano che la soluzione dei problemi della modernità, in cui non riescono a inserirsi, sia quella di tornare alla sharia, alla legge di Maometto. Che riporta nel nostro tempo costumi di 1500 anni fa, il che è un po’ un assurdo. Poi bisogna dire anche un’altra cosa

A cosa si riferisce?

I musulmani, anche quelli che vivono in paesi abbastanza tranquilli come la Turchia, dicono di avere un compito epocale: quello di riportare l’occidente a Dio, perché l’occidente ha abbandonato Dio. Quindi hanno una motivazione profonda.

 

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