Sako è il nuovo patriarca caldeo – Vatican Insider

Il «conclave» dei vescovi dell’antica Chiesa orientale ha eletto l’arcivescovo di Kirkuk. Una scelta pastorale e di equilibrio per un’area dove i cristiani vivono notevoli difficoltà

ANDREA TORNIELLI

Il «conclave» caldeo celebrato in trasferta a Roma ha scelto, l’arcivescovo di Kirkuk Luis Sako è il nuovo patriarca della Chiesa Caldea, assume il nome di  Louis Raphaël I Sako. La notizia è stata anticipata stamane dal sito web Ankawa.com e dal sito ufficiale del patriarcato di Babilonia dei Caldei. La nomina viene ora ufficializzata anche dal Papa che accorda la comunione al prescelto dal Sinodo composto da quindici vescovi. Il nuovo capo della Chiesa caldea ha 63 anni, è nato in un villaggio nei pressi della città irachena di Zakho nel luglio 1949, ha studiato nel seminario domenicano di Mosul. Sacerdote dal giugno 1974 ha conseguito il dottorato in Studi cristiani orientali a Roma. Dopo essere stato rettore del seminario maggiore di Baghdad, nel 2003 è stato nominato arcivescovo di Kirkuk. Sako è stimato e conosciuto da Benedetto XVI. Il Papa nel 2010 accolse la sua richiesta di un convocare un Sinodo per il Medio Oriente.

La designazione del nuovo patriarca è significativa per il futuro della Chiesa irachena, i vescovi hanno scelto una figura pastorale ed equilibrata, non focalizzata soltanto sull’identità rituale caldea. Sako non è mai stato un nostalgico di Saddam Hussein, me neanche può essere considerato filoamericano. Ed è stato vescovo in una delle zone più difficili del Paese, ai confini del Kurdistan. Qualche giorno fa monsignor Sako aveva lanciato attraverso l’agenzia Fides un appello sul futuro dei cristiani del Medio Oriente, definendola «preoccupante», così «come lo sono certi discorsi sulla primavera araba che si sentono da parte di certi dirigenti». Sako auspica un’iniziativa della Santa Sede e della Chiesa universale per mobilitare la comunità internazionale a sostegno dei cristiani, sostenendo che il «miscuglio di etnie, religioni e lingue» presenti nell’area mediorientale comporta fatalmente tensioni e conflitti, dato che nella regione «non si è mai affermato un criterio di cittadinanza in grado di integrare tutti, a qualsiasi religione o etnia appartengano». Secondo il nuovo patriarca, i processi disgregativi in atto in Iraq, e che in futuro potrebbero colpire anche la Siria, «peggiorano la situazione», perché nei vuoti di potere istituzionale la sicurezza non viene più garantita e si aprono spazi all’azione dei gruppi criminali e estremisti.

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