SIRIA/ Ecco come i cristiani rischiano di finire nella propaganda di Assad

giovedì 10 gennaio 2013

Ancora morti, ancora sangue in Siria. Quindici uomini sono stati passati sommariamente per le armi nei giorni scorsi dalle forze fedeli al regime durante un’offensiva lanciata contro il villaggio di Al Mastouma, nella provincia di Idlib. Intanto, a due mesi dall’ultima intervista, Bashar Al Assad è tornato a parlare alla nazione: il presidente siriano, dalla Casa delle arti e della cultura, in pieno centro di Damasco, ha annunciato che mai il Paese potrà negoziare “con chi usa la violenza e con quelli che sono dietro questi fantocci dell’Occidente”. A “chi non ha tradito la Siria”, invece, Assad propone un’ipotesi di dialogo e annuncia la possibile creazione di una Conferenza per la riconciliazione nazionale e di una nuova Costituzione. Dura l’immediata reazione francese, attraverso le parole del portavoce del ministero degli Esteri, Philippe Lalliot, secondo cui “le proposte di Assad mostrano ancora una volta la negazione della realtà nella quale si è rinchiuso per giustificare la repressione del popolo siriano”. Secondo il diplomatico, infatti, le dichiarazioni del presidente siriano, “che giungono subito dopo la pubblicazione da parte dell’Onu di un rapporto che evidenzia le violazioni commesse dal suo regime, non ingannano nessuno”. Per questo motivo, ha concluso, “l’uscita di scena di Assad rimane una condizione inevitabile per la transizione politica” della Siria. Abbiamo chiesto un commento al vaticanista del Giornale Radio Rai ed esperto di Medio Oriente, Riccardo Cristiano, autore del libro Il giorno dopo la primavera.

Cosa può dirci della fuga dalla Siria da parte della comunità cristiana che sembra farsi sempre più massiccia?

Sembra che la maggior parte dei cristiani che fuggono dalla Siria si diriga verso il Libano. Nonostante questa possa apparire come la migliore soluzione, anche in Libano le condizioni restano comunque disperate, in particolare a causa dei limiti imposti da Hezbollah all’accoglienza dei profughi provenienti proprio dalla Siria.

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