SIRIA/ Il “piano” dei cristiani dimenticato dall’Occidente

Augusto Lodolini venerdì 19 ottobre 2012

Come sembra ormai inevitabile per qualsiasi evento, anche la tragedia siriana viene letta secondo il “politicamente corretto” del momento, al servizio di interessi altri rispetto a quelli del popolo siriano e a favore dell’una o dell’altra fazione nella guerra civile in corso. Definizione questa accettata con fatica, perché significava ammettere che le pacifiche dimostrazioni iniziali in nome della libertà si erano trasformate in una vera e propria guerra interna, anche a causa degli interventi esterni.
Tuttavia, le descrizioni continuano in gran parte con toni manichei, da una parte tutti i buoni e dall’altra tutti i cattivi, invocando l’intervento di eserciti stranieri per una missione, si dice pudicamente, di “peace keeping”. Ma qui non c’è alcuna pace da mantenere e la missione straniera sarebbe di “peace enforcing”, cioè di imposizione della pace, un vero e proprio atto di intervento armato nelle vicende interne, per quanto drammatiche, di un altro Paese. Sarebbe cioè una guerra vera e propria mascherata da intervento umanitario. Come è stato fatto, peraltro, in Libia.

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