Sirte, ancora persecuzioni contro i copti: 13 rapiti dagli islamisti | Qelsi

Di Redazione, il 4 gennaio 2015

Nella Libia travolta e devastata dalla guerra per bande, i cristiani copti egiziani continuano a essere oggetto di violenze mirate: 20 rapimenti in sette giorni

Rapimenti e uccisioni. Non si fermano le persecuzioni ai danni dei cristiani egiziani che continuano a essere oggetto di violenze mirate da parte di gruppi armati affiliati ai radicali islamisti. Almeno 13 copti sono stati sequestrati nella notte di venerdì a Sirte, in Libia, da un gruppo di «uomini armati e mascherati» entrati nella notte nel residence dove alloggiavano i copti, cercandoli stanza per stanza e separandoli dai musulmani. Dopo averli ammanettati i rapitori li hanno portati via. Un prete copto, Abu Makar, di Samalout nel sud dell’Egitto ha confermato il sequestro, aggiungendo che altri sette copti egiziani originari dalla sua città erano stati già rapiti mentre tentavano di fuggire da Sirte. In totale sono, almeno, 20 i cristiani egiziani attualmente nelle mani degli jihadisti dalla scorsa settimana. Hanna Aziz che ha vissuto in prima persona il sequestro ha riferito di «una quindicina di uomini armati giunti a bordo di quattro veicoli con la lista dei nomi dei cristiani che abitavano nell’edificio». Aziz ha poi aggiunto di essere scampato alla furia degli assalitori perché non ha aperto la porta, facendo credere che in casa non ci fosse nessuno. «Ho sentito i miei amici urlare – ha proseguito Aziz che tra gli ostaggi ha tre amici – ma poi si sono zittiti e non ho sentito più nulla».

Libia nel caos. Sirte negli ultimi anni è diventata un rifugio sicuro per i gruppi estremisti islamici come Ansar al Sharia, fazione accusata del terribile attacco nel settembre del 2013 al consolato degli Stati Uniti a Bengasi dove persero la vita quattro americani tra cui l’ambasciatore Chris Stevens . Il nuovo sequestro segue di pochi giorni un altro terribile e sanguinoso avvenimento avvenuto a fine dicembre. In quella occasione un gruppo di uomini armati non identificati uccisero una coppia di medici copti egiziani e sequestrarono la loro figlia di 13 anni, che fu trovata morta due giorni dopo. Un crimine, secondo le autorità, scatenato da motivazioni religiose. In una nota il ministero degli Esteri del Cairo aveva invitato i propri connazionali presenti in Libia a rimanere nelle proprie abitazioni e a non uscire, precisando di non essere in grado di inviare una missione diplomatica nel Paese confinante poiché «molte regioni sono fuori dal controllo del potere centrale».
Chiusa da un anno l’ambasciata egiziana a Tripoli
Lo scorso anno l’Egitto ha inoltre chiuso la sua ambasciata a Tripoli e ha richiamato l’ambasciatore dopo il rapimento lampo di cui era stato vittima il funzionario, da parte di un gruppo di miliziani che protestavano contro l’arresto di un loro comandante in Egitto. Nel marzo dello scorso anno a Bengasi vennero ritrovati i corpi di sette copti egiziani, ammazzati con colpi di pistola alla nuca e con le mani ammanettate. Un anno prima decine di cristiani copti erano stati torturati in un centro di detenzione gestito dalle potenti milizie jihadiste di Bengasi.
Il Califfato di Derna uccide 14 militari dell’esercito libico
Intanto, nel territorio libico sempre più incontrollabile, gli islamisti libici che hanno fatto voto di sottomissione a Isis, il sedicente Califfato di Derna, hanno giustiziato «14 membri dell’esercito libico appartenenti al 168 battaglione» a Sebha nel sud del Paese. Lo ha reso noto il governo del premier Abdullah al Thani, rinnovando la richiesta alla comunità internazionale di rimuovere l’embargo sulle armi per poter combattere sia gli islamisti di «Alba Libica» (Fajir) che, insieme alle brigate di Misurata, controllano Tripoli, che quanti hanno aderito a Isis nel Paese.

Fonte: Corriere.it

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