«Smantellare la dittatura del relativismo»

di Massimo Introvigne

I messaggi pontifici per l’annuale Giornata Mondiale della Pace, che cade il 1° gennaio di ogni anno, sono sempre documenti in senso lato «politici». Quello che Benedetto XVI ha diffuso il 14 dicembre per la Giornata Mondiale della Pace 2013, formalmente datato 8 dicembre 2012, non solo non fa eccezione ma – forse non senza consapevolezza dei tanti e importanti Paesi, Italia compresa, che nel 2013 saranno chiamati a delicate tornate elettorali – propone un vero e proprio programma affidato ai politici cattolici di buona volontà.

Il Papa inizia rievocando i cinquant’anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II – su cui ribadisce, come di consueto in quest’Anno della fede e in risposta ai critici, il giudizio storico secondo cui, pure tra tante difficoltà e fraintendimenti, «ha consentito di rafforzare la missione della Chiesa nel mondo» -, e ricordando una parola di Gesù Cristo che dà pure il titolo al Messaggio: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

Il Concilio ha insistito sull’annuncio delle beatitudini, «un genere letterario – spiega il Papa –  che porta sempre con sé una buona notizia, ossia un vangelo, che culmina in una promessa. Quindi, le beatitudini non sono solo raccomandazioni morali, la cui osservanza prevede a tempo debito – tempo situato di solito nell’altra vita – una ricompensa, ossia una situazione di futura felicità». Se fosse così, chi non crede nell’altra vita potrebbe facilmente considerare i credenti «ingenui o lontani dalla realtà». Invece le beatitudini sono un programma molto preciso,  che certo si apre alla vita eterna ma ci spiega anche in modo concreto com’è possibile vivere in pace qui e ora sulla Terra.

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