Somalia: la fede nascosta

Prime elezioni democratiche, apertura internazionale e timidi miglioramenti richiamano nel paese molti profughi. Il paese si dichiara comunque islamico e per la piccola e nascosta comunità di cristiani la vita è praticamente impossibile

Nel 2012 in Somalia ci sono state le prime elezioni democratiche dopo almeno 2 decadi di quello che l’autore del libro “La pazzia di Dio”, Nik Ripken, non ha esitato a definire un inferno in terra fatto di violenza, corruzione e caos. Oggi in questo devastato paese c’è un parlamento, un governo e un capo di stato, ma le sfide sono immani. La comunità internazionale si sta muovendo per capire come aiutare questo popolo (mossa da interessi di vario genere); gli USA hanno riconosciuto il governo somalo ad inizio anno, molti altri stanno in qualche modo aprendo dibattiti sul tema. Alla Conferenza sulla Somalia a Lancaster House (Inghilterra) il 7 maggio scorso si è parlato di come sostenere il rilancio di questo paese e si è invitata la comunità internazionale ha supportare il governo somalo in 3 aree principali: sicurezza, giustizia e gestione pubblica e finanziaria.

 

Nonostante questi passi in avanti per restaurare il paese e il monito rivolto al governo somalo da parte della comunità internazionale di lavorare assiduamente sul rispetto dei diritti umani, i cristiani somali non hanno molto da festeggiare, anzi continuano a vivere la loro fede nel segreto, in costante pericolo di essere scoperti e trucidati da estremisti islamici. Disgraziatamente nella Costituzione di questo paese si dichiara:

 

  • “L’islam deve essere la religione di Stato”.
  • “Ogni persona ha il diritto di libertà di coscienza e di professare e praticare la propria religione, nel rispetto di leggi che possono essere prescritte per salvaguardare la morale, la salute e l’ordine pubblici. Comunque non è permesso diffondere o propagandare una religione diversa dall’islam”.
  • “La dottrina islamica è la fonte principale delle leggi dello Stato”.

 

Perciò nella Federazione Somala, i cristiani rimangono oggi emarginati, minacciati e criminalizzati.

Vi è tuttavia un barlume di speranza. Negli ultimi tempi molti somali emigrati in paesi stranieri, vissuti in contesti di massima libertà e formatisi in scuole e università occidentali, stanno tornando nel loro paese visto il timido miglioramento in atto. Un nostro collaboratore in Africa chiede preghiera affinché questa generazione di persone cresciute assaporando la forza e l’utilità delle libertà fondamentali, possa rappresentare un agente di forte cambiamento nella società somala, società in cui i forti legami tribali rendono impossibile la vita dei cristiani. Un musulmano somalo che si converte a Cristo diventa bersaglio delle violenze di estremisti islamici: purtroppo sono molti i cristiani trucidati negli ultimi anni. Ecco perché oggi in Somalia i cristiani vivono la propria fede nel segreto

Fonte: Somalia: la fede nascosta.

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