«Sono cattolica ma…», la contraddizione di Michela Marzano | UCCR

18 maggio 2015

In molti hanno giustamente notato la gara nel dichiararsi pubblicamente cattolici da parte dei più disparati personaggi, dai responsabili del mondo Lgbt (come Aurelio Mancuso e Nichi Vendola) a chi vorrebbe affondare i barconi pieni di immigrati in arrivo sulle nostre coste, dai massimi teorizzatori del nichilismo relativista (vedi Gianni Vattimo) ai mafiosi di Cosa nostra, dagli scienziati che vogliono sperimentare sugli embrioni umani (vedi Elena Cattaneo) ai teologi pro-eutanasia (vedi Hans Küng e Vito Mancuso).

Sembra quasi che il cattolicesimo sia concepito come un grande calderone dove ci si “sente” di stare senza dover assumere alcuna posizione in coerenza con tale decisione, una fede-fai-da-te dove ognuno dice e crede ciò che più gli piace. Ed invece il cattolico ha come compito quello di sottomettere l’affermazione di se stesso e delle sue idee all’autorità del successore di Pietro che egli riconosce come guida terrena della Chiesa cattolica, a sua volta assistito dallo Spirito Santo. L’affermazione cosciente delle proprie idee in aperto contrasto con la posizione della Chiesa significa autoescludersi dal popolo cattolico, indipendentemente da quel che si “sente” di essere: «Senza umiltà sentiamo della Chiesa solo quello che ci piace», ha ricordato Papa Francesco.

Un esempio di questo è la filosofa di Repubblica Michela Marzano, parlamentare del PD, frequentatrice degli ambienti borghesi che piacciono alla gente che piace, si dichiara pubblicamente cattolica praticante e pubblicamente contraria a tutte le posizioni etico-morali proclamate dalla Chiesa e dal Papa. Alcuni esempi: mentre Francesco continua la sua condanna alla cultura dello scarto, in particolare all’aborto attraverso il quale «si uccidono i bambini prima di nascere», come ha detto recentemente, la Marzano promuove la cultura dello scarto elogiando l’aborto come «l’unica possibilità che esiste, in uno stato civile, per garantire il rispetto delle donne» (M. Marzano, Sii bella e stai zitta, Mondadori 2010). Mentre la Chiesa e Francesco condannano la «falsa compassione» di chi ritiene «sia un atto di dignità procurare l’eutanasia», la Marzano promuove pubblicamente l’eutanasia legale perché sarebbe un atto dignitoso.

Ovviamente, manco a parlarne, è in prima linea per una legge sul matrimonio e adozione omosessuale, tutte posizioni pubbliche che le permettono di accedere ai salotti che contano. Tuttavia è interessante notare che quando non si riferisce direttamente a queste tematiche arriva a scrivere affermazioni in netta contraddizione con le rivendicazioni Lgbt: «l’idea che il corpo sia una prigione da cui liberarsi è molto antica», ha scritto ad esempio, «il corpo non è solo qualcosa che si “ha”, ma anche e soprattutto qualcosa che si “è”, prima della certezza che è la vita che impone il corpo a ognuno di noi e che non possiamo sbarazzarcene senza sbarazzarci al tempo stesso della nostra esistenza». Riflessioni in netta antitesi con gli studi Gender, secondo i quali si può invece sbarazzarsi del dato biologico per aderire ad un genere contrario ad esso. «Il nuovo mito, oggi, è proprio questo: cancellare ogni dipendenza. Non solo le dipendenze affettive, ma anche quelle biologiche. Il corpo fa resistenza. La realtà non si piega, altrimenti si rischia di pervertire la volontà di potenza e, credendosi onnipotenti, ci si dimentica che l’immutabile che è nell’anima lo si raggiunge solo contemplando l’immutabile che è nel corpo». La Marzano, seppur riferendosi ad altro, smentisce anche le convinzioni di coloro che non si “sentono” nati nel corpo giusto. Ovviamente la filosofa è apertamente favorevole al gender, anche se non si accorge di contraddirlo con le sue stesse tesi circa l’impossibilità ad annullare o trascurare i dati biologici del proprio corpo.

La Marzano ha annunciato in questi giorni di voler tornare a vivere in Francia prima della fine dell’attuale legislatura, «con l’Italia ho chiuso» ha detto. La cultura dello scarto non ha attechito (ancora?) in Italia e per questo si sente delusa e amareggiata, lei che era diventata parlamentare proprio per la sua conoscenza dei fantomatici “diritti civili”. In particolare, sembra paradossale, da cattolica non accetta l’opposizione ai matrimoni omosessuali: «Ero e sono cattolica praticante», ha ribadito. «Davvero ci si può definire cattolici ed avere posizioni che allontanano così tanto dall’amore per gli altri?». La vera domanda che dovrebbe porsi, in realtà, è se davvero ci si può definire cattolici ed avere posizioni tanto lontane e in contraddizione dalla fede e dall’autorità in cui si crede, cioè quelle della Chiesa cattolica.

Au revoir cara Marzano, prova a rifletterci mentre tornerai in Francia.

La redazione

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