Stili differenti, medesima sostanza | documentazione.info

Paragonare un papa ad un altro è un po’ nella natura delle cose. Per lo meno da quando la televisione ci ha reso familiari tutti i loro gesti. Risulta così quasi inevitabile confrontare le azioni del nuovo pontefice con quelle del precedente, cioè con il punto di riferimento più immediato. Lo abbiamo visto per quasi otto anni con Giovanni Paolo II – Benedetto XVI e lo stiamo vedendo in questi giorni a proposito del Papa Francesco e di Benedetto XVI. Il problema è quando si esagera.

E mi sembra che in alcuni casi si è esagerato. In realtà, per fare degli esempi, anche Benedetto XVI rimase nella stanza a Santa Marta occupata da cardinale (e non usò la suite prevista per il Papa); anche lui girò in piazza San Pietro con la jeep scoperta; salutò i malati e baciò bambini; parlò di ecologia e di salvaguardia del creato; anche lui ha fatto riferimento alla tenerezza di Dio; ha accarezzato animali (senza essere necessariamente paragonato per questa cosa a San Francesco)… Non si tratta ovviamente di negare che lo stile e la semplicità di Francesco conquistano le persone, abbattono barriere, e che il suo sia un modo di fare più spontaneo di quello di Benedetto. Però si dovrebbe evitare di cadere nelle iperboli e, soprattutto, di rimanere alla superficie, come se l’unico criterio di valutazione fossero gli atteggiamenti esteriori.

Ciò che è evidente, in ogni caso, è che ci troviamo di fronte a due direttori di orchestra che eseguono lo stesso brano, con stile proprio. Che si tratti dello stesso brano si è visto chiaramente nel discorso rivolto da Francesco il 22 marzo agli ambasciatori dei 180 paesi con i quali la Santa Sede mantiene relazioni diplomatiche. Il Papa li ha invitati a collaborare nella lotta contro la povertà, per la costruzione della pace e per la custodia del creato. Sulla povertà ha precisato che insieme alla grande povertà materiale c’è un’altra povertà. «È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini».

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Fonte: Stili differenti, medesima sostanza | documentazione.info.

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