È la prima volta che la Conferenza episcopale del Triveneto interviene con un messaggio così articolato e puntuale su tutte le emergenze, vecchie e nuove, legate al grande tema della famiglia e della vita, in tutta la complessità delle sue articolazioni. Con grave preoccupazione viene seguito il dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul possibile inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti. Riserve pesanti rispetto ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, e soprattutto su «taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età», alle richieste di accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati meno “discriminanti” e, infine, al grave stravolgimento – potenziale e talora, purtroppo, già in atto – del «valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna».
È necessaria da parte della Chiesa – spiegano i vescovi – «una testimonianza di carità e verità», soprattutto nella formazione delle nuove generazioni. E mentre riaffermano «la tutela e il rispetto» che si devono ad ogni persona, soprattutto se in condizioni di fragilità, i vescovi richiamano la «ricchezza insostituibile della differenza» – specialmente quella fondamentale, tra “maschile” e “femminile” – e la specificità assoluta della famiglia. Siamo, infatti, consapevoli – ribadiscono – che la differenza dei sessi è elemento portante di ogni essere umano ed espressione chiara del suo essere in “relazione”; «senza la comune salvaguardia delle “grandi differenze” vi è un grave e concreto rischio per la realizzazione di un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della società».
Netto, pertanto, il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico. Calda la sollecitazioni ai fedeli e alle comunità cristiane (ma non solo) a «non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
Parole messe in discussione l’anno scorso a Venezia, con la proposta di una consigliera comunale di cancellare i riferimenti al padre e alla madre nei certificati scolastici. «Difendiamo e promuoviamo il carattere decisivo – oggi più che mai – della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti o istituzioni chiamati a coadiuvarli», insistono i vescovi, rigettando ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”.
Il messaggio dei vescovi si conclude ricordando che la proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti.
via«Teoria del gender, offesa alla verità» | Vita | www.avvenire.it.