Un gesuita amico di Al Qaeda? Paolo Dall’Oglio risponde alle accuse del governo siriano

Padre Paolo Dall’Oglio pagato da fantomatiche «entità» per sostenere i nemici della Siria, tra cui al-Qaeda. È l’ultima accusa che il regime di Bashar al-Assad ha rivolto al gesuita per trent’anni impegnato in Siria nel dialogo con l’islam ed espulso tre mesi fa dal Paese. Secondo il comunicato diramato ieri dall’agenzia stampa ufficiale Sana, il ministero degli Esteri di Damasco avrebbe espresso il proprio rammarico per le dichiarazioni di Dall’Oglio colpevole di aver «infranto il proprio mandato spirituale e preso parte alla campagna di disinformazione contro la Siria». La nota prosegue in modo ancora più duro, sostenendo che Dall’Oglio si stia impegnando in «una campagna mediatica sponsorizzata da certi gruppi, attacca la Siria e giustifica gli atti terroristici commessi da gruppi armati, jihadisti, salatifi, takfiri, compresa al-Qaeda».

Padre Dall’Oglio, che firma una rubrica sulla versione cartacea di Popoli e un blog sul sito, risponde in questa intervista alle accuse.

«Questo comunicato purtroppo dimostra la paranoia di un regime alla deriva e il suo scollamento dalla realtà. La dichiarazione paradossalmente riconosce il ruolo positivo che ho svolto, quando dice che nei trent’anni trascorsi nel Paese sono stato “testimone di tutti i successi raggiunti dalla Siria negli ambiti politico, economico e sociale”. E adesso si scopre che – siccome sono solidale con i giovani che chiedono democrazia e vengono imprigionati, torturati o massacrati – divento un agente terrorista. Siccome altrove si è sistematicamente dichiarata la contiguità tra estremismo musulmano e complottismo sionista è chiaro che il cerchio si chiude e si capisce di chi è agente padre Paolo.

Questo è un controsenso. Sono stato con loro trent’anni e ora faccio parte dei tanti traditori che hanno lasciato la barca del regime che affonda. E quindi si scopre chi sono i veri amici e chi i traditori introdotti e che io ero un lupo vestito da agnello»

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