Usa, Comunione ai politici pro-aborto: negata – Vatican Insider

Nell’Illinois Paprocki ha dichiarato il suo appoggio ai preti che negano la Comunione ai politici cattolici favorevoli a provvedimenti contrari alla Chiesa

MArco Tosatti
Roma

Il vescovo di Springfield (Illinois), Thomas J. Paprocki, noto per le sue prese di posizione molto chiare in tema di diritto alla vita e di difesa della famiglia naturale, ha dato un segnale forte, dichiarando pubblicamente il suo appoggio ai sacerdoti che negano la Comunione ai politici che si dichiarano cattolici, ma che appoggiano provvedimenti contrari all’insegnamento della Chiesa .

 

Secondo quanto riporta il sito “Lifesitenews”, il presule ha scritto a un attivista pro-life spiegando che appoggia in pieno la decisione di un sacerdote della sua diocesi di negare l’eucarestia al senatore Dick Durbin, un democratico dell’Illinois. Durbin ha il pieno appoggio, ed è indicato fra i politici da votare dall’associazione Naral Pro-Choice che è a favore dell’aborto.

 

Il testo della mail del vescovo Paprocki è stata resa pubblica da un editorialista cattolico, Matt Abbot. “Il senatore Durbin è stato informato diversi anni fa dal suo pastore nella parrocchia del Blessed Sacrament a Springfield – scrive il presule – che non gli era permesso di ricevere la Santa Comunione in base al canone 915 del Codice di Diritto canonico. Il mio Predecessore ha confermato quella decisione, che rimane in vigore. Per quanto ne so il senatore si conforma a questa decisione qui nella diocesi di Springfield in Illinois”.

 

Il canone 915 stabilisce testualmente che “non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”. Il canone 915 attribuisce, spiega la Diocesi, la responsabilità di negare la Comunione ai ministri, a differenza del canone 916 in base a cui la responsabilità di avvicinarsi all’eucarestia o no è affidata ai fedeli, se sono consapevoli di uno stato di peccato grave. Naturalmente questo tipo di decisione ha provocato, e provoca ancora, un grande dibattito nella Chiesa, perché alcuni vescovi sostengono che negare la comunione trasformerebbe l’eucarestia in una sorta di arma politica. Dall’altra parte si risponde non senza fondamento che negare l’eucarestia a chi è in peccato grave è una forma di carità, perché si impedisce che l’interessato compia un sacrilegio; e nello stesso tempo si evita di dare scandalo al popolo cristiano.

 

Nel 2004 il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva risposto in maniera molto dettagliata, facendo riferimento in particolare ad aborto ed eutanasia. “La Chiesa insegna che l’aborto o l’eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica “Evangelium vitae”, con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l’aborto o l’eutanasia, stabilisce che c’è un “grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. […] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa’, né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto”.

 

In particolare nel caso dei politici Ratzinger scriveva: “Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la santa comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia”. E se le “misure preventive” non avessero avuto effetto, o non fossero state possibili, il sacerdote deve rifiutare di dargli l’eucarestia. “Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della santa comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la santa comunione, dovuta a un’oggettiva situazione di peccato”.

 

La lettera di Ratzinger, indirizzata al cardinale McCarrick divenne pubblica tramite una “fuga” di stampa, e la sua autenticità fu confermata. Ma la sua applicazione non è certamente né diffusa né uniforme. A Roma il prefetto della Segnatura, il cardinale Raymond Leo Burke è fra i suoi maggiori sostenitori, ribadendo che non si tratta di una punizione, ma di un atto di “carità pastorale” per le ragioni espresse poco più sopra. Burke per l’incarico che ricopre può essere considerato come una delle maggiori autorità in Diritto canonico. Ma certamente una decisione del genere presuppone un grande coraggio da parte del Vescovo, oltre alla possibilità di polemiche e strumentalizzazioni politiche. E questo spiega perché i Paprocki siano così poco numerosi.

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