La Regione Lombardia e la Festa della famiglia naturale

Marco Invernizzi

 

Care amiche, cari amici,

la mozione approvata il 1° luglio dalla maggioranza del Consiglio regionale lombardo che impegna la Giunta a individuare una data per istituire in Lombardia una Festa della famiglia naturale mi sembra uno di quegli atti che meritano di essere sottolineati ed enfatizzati.

Come dimostrato anche dalle reazioni e dalla discussione in Consiglio, il gesto è politico nel senso più alto e nobile del termine. Esso infatti afferma con molta chiarezza che la Lombardia non vuole andare nella direzione contraria alla famiglia presa dall’Unione europea e dal governo italiano, che hanno ormai accolto e promuovono in tutte le circostanze possibili l’equiparazione della famiglia naturale a quella fra persone dello stesso sesso (per ora, in attesa di altre possibili equiparazioni).

Il documento è importante anche perché ricorda la verità fondamentale che la famiglia si fonda sulla complementarietà sessuale, per cui vanno osteggiate tutte le iniziative promosse nelle scuole italiane (che vengono precisamente indicate) volte a imporre un’educazione sessuale omosessualista, che nega e umilia chi afferma la differenza naturale del maschio e della femmina e la necessità di proteggere e valorizzare questa caratteristica costitutiva della persona.

Il documento è importante anche perché ricorda che la famiglia va protetta e promossa dalla società e dallo Stato perché componente essenziale del bene comune e così risponde a chi ogni giorno ci chiede perché non vogliamo permettere ai gay di sposarsi: perché la loro unione, non potendo trasmettere la vita, per ragioni naturali ed evidenti, non può contribuire allo sviluppo della società e al suo bene comune. Il documento ricorda anche i diritti degli omosessuali, che vanno accolti e riconosciuti, ma in quanto diritti individuali che non possono, e non dovrebbero pertanto neppure da un punto di vista legislativo, dare luogo alla costituzione di una famiglia.

Il documento è molto coraggioso anche perché va in controtendenza rispetto ai due principali partiti nazionali (il Partito democratico e Forza Italia) che stanno organizzando un compromesso sulle regole elettorali e su alcuni aspetti del sistema istituzionale e che sembrano non volersi contrapporre su questioni di principio, come quelle inerenti alla famiglia. Infatti, la recente proposta delle unioni civili per persone omosessuali, prevista nell’agenda del governo a partire da settembre, sembra non incontrare nessuna resistenza non soltanto da parte di Forza Italia, ma anche da parte di Fratelli d’Italia e del Nuovo Centro Destra.

Tuttavia il documento, e la Festa che verrà istituita, possono rimanere ininfluenti se non verranno ripresi e rilanciati nella vita della società da parte di tutte le associazioni che si stanno da tempo preoccupando degli interessi della famiglia. Si tratta quindi di fare in modo che il Forum delle associazioni familiari, i Comitati Sì alla famiglia, le Sentinelle in Piedi, le diverse associazioni e i movimenti pro-family rilancino questa iniziativa presentandola al loro interno e sostenendola in ogni modo. Anche i Comuni della Lombardia, grandi e piccoli, dovrebbero riprendere questo documento e farlo proprio, almeno quei Comuni governati da maggioranze politiche favorevoli alla famiglia.

In sintesi dobbiamo dire che siamo di fronte a un documento coraggioso, anche perche non fa calcoli elettorali, non si chiede se difendere oggi la famiglia possa essere politicamente conveniente, ma la difende e basta. Non soltanto, ma la promuove impegnando la Giunta regionale a introdurre il “fattore famiglia” quale criterio per decidere il sostegno alle politiche a favore delle famiglie lombarde. Quindi, qualcosa anche nella prospettiva dell’aiuto concreto e della promozione della famiglia.

Questo documento arriva in un momento molto delicato e difficile nella battaglia a sostegno della famiglia. È sotto gli occhi di tutti che non ci sono le condizioni del 2007, quando un mondo cattolico guidato dal card. Ruini seppe portare in piazza oltre un milione di persone e, grazie alla sponda politica del centro-destra che ancora scommetteva sulla famiglia, potè così affossare il progetto delle unioni civili di allora, i Dico promossi anche dalla “cattolica adulta” Rosy Bindi, allora ministra della famiglia nel governo Prodi. Tuttavia, se è vero che non ci sono quelle condizioni, se è vero che in Parlamento prevalgono ampiamente i fautori di una legge liberticida sull’omofobia (che nella precedente legislatura venne dichiarata per due volte incostituzionale), è altrettanto vero che chi scese in piazza sette anni fa non ha cambiato opinione, come dimostrano le tante Sentinelle in Piedi che protestano in cento città italiane con uno stile affascinante e discreto, come dimostrano i convegni affollati e come ha dimostrato persino la laicissima Francia con il grande successo delle manifestazioni della Manif pour tous.

Ecco perché è importante il segnale che proviene da Regione Lombardia. Potrebbe essere soltanto il canto del cigno di una maggioranza che vuole terminare nella gloria il mandato popolare ricevuto, ma potrebbe anche indicare un esempio da seguire, un modello capace di dare speranza. Dipende molto da noi, dalla nostra capacità di cogliere l’occasione e di rilanciarla per tenerla viva.

Ricordiamolo.

Marco Invernizzi

Fonte: La Regione Lombardia e la Festa della famiglia naturale.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Principi non negoziabili e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.