No al segno di Croce | Da Porta Sant’Anna

VIETATO FARSI IL SEGNO DELLA CROCE-. Il divieto citato, non è una notizia venuta dalle terre dove i cristiani sono perseguitati, ma dall’Italia. Dopo il “no” rivolto ai bambini di una scuola dell’infanzia di fare il segno della croce e recitare la preghiera prima del pranzo, è esplosa la polemica. La vicenda ha origine dalla decisione presa dalla coordinatrice pedagogica di Frassilongo, paese di una valle nel Trentino. Chiediamoci: è possibile che in un paese dove si cerca l’integrazione religiosa degli immigrati, ai quali vengono concessi luoghi dove esprimere la propria fede, si proibisca ai bambini cristiani di fare il segno della croce? Se invece erano i musulmani a chiedere un momento di preghiera nessuno avrebbe battuto ciglio. Invece “il segno di croce”, diventa motivo di scandalo. La laicità della scuola deve essere garantita dalla legge. E’ giusto far crescere i bambini come cittadini rispettosi dello Stato. La libertà di espressione tanto cara al mondo moderno, non può permettere agli istituti di formazione scolastica di “ideologizzare” la coscienza dei fanciulli. E’ compito della scuola trasmettere l’amore per il diritto, quale  primo strumento di emancipazione sociale. I formatori dovrebbero insegnare amore e fiducia nello Stato, senza però escludere il sentimento religioso. Essere buoni cristiani o appartenenti ad altre confessioni, non vuol dire diventare cattivi cittadini. La fede non toglie nulla all’uomo. Rifiutare al popolo ciò che lo caratterizza, non è segno di laicità, ma di dittatura relativista. Confondere gli attacchi anticlericali con la laicità è molto pericoloso. Tanti usano la questione per farsi un po’ di pubblicità.

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