Siria: rimanere per servire | Porte Aperte Italia

Da una stima almeno 450.000 cristiani hanno lasciato il paese. Altri rimangono e si prodigano insieme a Porte Aperte a servire la Chiesa siriana, come Fathi. Continua la nostra azione diplomatica nelle sedi internazionali. 

Quasi ogni giorno saluto uno della mia chiesa che se ne va”, spiega un nostro collaboratore siriano in Siria. Circa il 25% dei cristiani siriani ha lasciato il paese. Questo è un dato che il nostro collaboratore ha raccolto grazie alla rete di leader di chiesa della nostra missione. Non ci sono dati ufficiali a cui attingere per sapere effettivamente quanti siano scappati dal paese, quanti siano rifugiati interni (quindi spostatisi solo di zona rimanendo in Siria) e quanti invece siano semplicemente rimasti. Inutile provare ad avere, poi, una stima dei morti. I dati raccolti dai nostri operatori tengono in considerazione che in alcune zone i cristiani sono stati colpiti più che in altre e dalle risposte pervenuteci, si stima appunto un 25% quelli che hanno lasciato la Siria.

 

Prima della guerra, i cristiani in Siria erano l’8% di una popolazione di più di 22 milioni di abitanti: quindi c’erano indicativamente 1,8 milioni di cristiani (stima in eccesso). Perciò circa 450.000 cristiani, secondo dati difficili da stimare, sono i cristiani fuggiti a causa di bombe, estremismo, violenza e fame. Un disastro! Tre milioni di rifugiati siriani solo nelle nazioni confinanti, l’IS o ISIS che domina una parte del territorio e centinaia di altri gruppi armati che combattono (oltre alle forze governative).

 

Ma c’è chi rimane. Chi imbraccia l’amore per opporsi alla violenza. Fathi, per esempio, ci dice: “No, non ho intenzione di lasciare il mio paese”. E’ un giovane cristiano sulla trentina che sta giocando un ruolo chiave nell’opera di soccorso ai rifugiati interni portata avanti da Porte Aperte. “Ogni giorno vedo coi miei occhi quanto possiamo aiutare le persone”. Questo nostro operatore lavora ad Aleppo, una città scenario di forti scontri, dove regna l’insicurezza, con lo spettro IS all’orizzonte. “Naturalmente dall’altro lato c’è la mia famiglia, sono preoccupato per le loro vite, ma non per la mia. In questi anni il Signore mi ha protetto, nel passaggio ai checkpoint e negli spostamenti. Questo mi ha spinto a continuare, ma anche vedere quanto possiamo fare realmente la differenza attraverso l’opera che stiamo svolgendo”.

Porte Aperte è impegnata sul campo in favore dei cristiani siriani da ben prima della guerra. Ma, come molti di voi sanno, siamo attivi a livello internazionale per richiamare l’attenzione sulla vulnerabilità dei cristiani in Siria. Abbiamo deciso, tramite la nostra base nel Regno Unito, di unirci ad altre 38 organizzazioni non governative in una campagna che mira a richiedere una forte azione diplomatica per proteggere i civili siriani dalla guerra. L’idea è quella di riportare i civili, cioè le persone, al centro del dibattito internazionale (specie in sede ONU), tra tanti allarmi, scenari geopolitici e interventi militari, vorremmo che non mancasse mai l’attenzione per la persona. Naturalmente l’attenzione è su tutti i civili. Il nostro apporto sarà quello di essere la voce dei civili cristiani, doppiamente vulnerabili a causa della loro fede in Cristo in un contesto islamico immerso nel caos. Se vuoi saperne di più vai sul sito (in inglese) www.withsyria.com

viaSiria: rimanere per servire.

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