Svolta di Obama: aiuti ai ribelli siriani

​​Ora l’opposizione siriana può sperare in una vera svolta americana sul conflitto in Siria. L’apertura, oggi a Roma, della riunione internazionale degli “Amici del popolo siriano” è stata infatti preceduta da diverse importanti prese di posizioni statunitensi.

Nel corso della sua tappa a Parigi, il nuovo segretario di Stato Usa John Kerry ha sottolineato la necessità di un «maggiore aiuto nelle zone liberate» all’opposizione siriana. Kerry ha anche spiegato che Washington e Parigi stanno esaminando «i mezzi per accelerare la transizione politica» nel Paese. Una questione, ha precisato, che verrà discussa durante la riunione odierna. «Sulla Siria abbiamo la stessa posizione: Bashar al-Assad deve andare via», ha detto da parte sua il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius nel corso dell’incontro con il suo omologo americano. Il piano di Washington prevede la fornitura diretta ai rappresentanti della coalizione politica che si oppone al regime di materiali ed equipaggiamento civile e militare: giubotti anti-proiettile, veicoli blindati, mezzi di comunicazione. Si prevede inoltre di organizzare corsi di addestramento per i combattenti ribelli. Niente armi però.

I dettagli della nuova linea Usa sono al centro dei colloqui di Kerry con i leader europei, e sicuramente anche di quelli con Moaz al-Khatib, capo della Coalizione nazionale siriana di opposizione, che aveva in un primo momento deciso di boicottare l’appuntamento romano.

Ieri il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha confermato, pur senza aggiungere dettagli, che gli americani «aumenteranno l’assistenza la popolo siriano» per raggiungere l’obiettivo di una transizione che superi il regime di Assad. Per ora non si discute di armi. Piuttosto, Kerry aveva parlato a Londra dell’intenzione di Washington di esercitare pressioni su Mosca «per portarla a cambiare i suoi calcoli politici» riguardo la Siria.

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