VATICANO – SIRIA Patriarca siro-cattolico di Antiochia: Stati Uniti, Europa e Paesi del Golfo fomentano l’odio in Siria – Asia News

di Simone Cantarini

Per Ignace Joseph III Younan, la presenza dei cristiani in Siria è essenziale per la riconciliazione nella guerra confessionale fra alawiti e Sunniti. Al-Qaeda rivendica l’attentato all’università di Aleppo, che ha fatto 87 morti. Le violenze degli estremisti islamici e le offensive dell’esercito rischiano di cancellare la Siria per sempre. L’invito ai giovani cristiani a restare in Medio oriente per essere testimoni di pace.

 

Città del Vaticano (AsiaNews)  – “In questa guerra, nata come una Primavera araba pacifica hanno una enorme responsabilità Stati Uniti, Unione Europea e Paesi del Golfo. Sostenendo la ribellione, che non ha un fronte unito,  essi fomentano l’odio fra la gente. Noi cristiani siamo molto delusi dal comportamento di questi Paesi, che con il loro denaro e petrolio hanno comprato le coscienze del mondo, giustificando la violenza”. È quanto afferma ad AsiaNews,  mons. Ignace Joseph III Younan, dal 2009 Patriarca di Antiochia dei siri. Per il capo della comunità medio-orientale, “i cristiani rimasti in Siria sono gli unici che possono ancora testimoniare con la loro vita e i loro valori la possibilità di una riconciliazione, ormai esclusa a priori e dal regime e dai ribelli”.

Il patriarca sottolinea che la Siria è ormai a un punto di non ritorno, la sua stessa esistenza potrebbe essere cancellata e finire sotto i bombardamenti: “La situazione si fa ogni giorno più dolorosa e difficile. Qui non siamo più di fronte a una Primavera araba, ma a un conflitto confessionale fra la minoranza alawita e la maggioranza sunnita”.

Nelle regioni controllate dall’esercito continuano gli attacchi suicidi delle milizie al-Nousra, gruppo terrorista legato ad al-Qaeda, responsabili dell’attentato di due giorni fa all’Università di Aleppo. Il bilancio parziale è di 87 vittime e centinaia di feriti. Due kamikaze si sono fatti esplodere ieri a Idleb, la principale città del nord ovest della Siria, uccidendo 22 persone.  Gli attacchi dei giorni scorsi hanno scatenato una dura offensiva dell’esercito, che sta utilizzando ogni mezzo a sua disposizione, comprese le bombe a grappolo, per riguadagnare almeno la provincia di Damasco. Testimoni, raccontano che un’offensiva senza precedenti è in corso a Daraya, a Sud-Ovest della capitale. Fino a prima della guerra la città aveva oltre 200mila abitanti, ma ora è deserta e i pochi sopravvissuti rischiano di morire sotto i bombardamenti. Ieri, Maher al-Assad, colonello dell’esercito siriano e fratello del presidente Bashar, ha dato ordine di “liberare Daraya dai ribelli, a costo di radere al suolo ogni abitazione”. L’offensiva dell’esercito continua anche ad Homs, dove secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i militari avrebbero compiuto un nuovo massacro della popolazione, uccidendo oltre 106 persone, fra cui molte donne e bambini.

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